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Figlio K2_UNPUBLISHED

Ora

è tempo che viaggi

nel mondo;

che cammini lungo strade

che io non conosco.

Ora

è tempo che cammini da solo,

senza me a tenerti

la mano.

Ora

è tempo che tu vada lontano

lungo piste che segnerai col tuo passo

da uomo.

Ora

è tempo, per me, d’imparare ad amarti

da lontano;

di fidarmi e di credere che sarai vero

uomo.

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A mia madre K2_UNPUBLISHED

Il tuo volto è più bello,

ora,

che ti illumina,

nella vecchiaia,

l’ultimo raggio di sole

alla sera.

Ti accarezza gentile

e raccoglie l’orazione

che spandi nell’aria;

l’affida al tramonto,

assieme al ricordo

per noi,

e sale, incenso gradito,

su in alto;

là, dove a noi

non riesce arrivare.

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Infanzia K2_UNPUBLISHED

Giornate scandite dalle stagioni;

corse sui prati a guardare le mucche,

e sogni impossibili a dirsi,

alti come le nubi su in cielo:

leggeri,

evanescenti,

fluttuanti,

eroici,

colorati.

E poi ardui da realizzare,

come la bella scrittura,

strappata al pennino

sui banchi di scuola.

Le toppe alle brache,

le tasche sempre vuote,

senza spiccioli,

per comprare leccume.

La sera, dentro casa,

una lampada fioca di luce,

e un abbraccio pieno di affetto

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Origine K2_UNPUBLISHED


 

Forse ho pianto

affacciandomi alla vita;

ma poco,

per non sprecare fiato

godermi quel momento

in cui ti ho vista in volto:

madre.

Poi, mi prese papà in braccio,

osservandomi contento.

Allora ho emesso un grido,

per dire a entrambi grazie:

grazie per l’accoglienza,

grazie del benvenuto.

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Fame K2_UNPUBLISHED

  

Corpi trapassati di luce.

Occhi scavati;

vuoti

come conchiglie.

I piedi

enormi

fragili

sono in cammino;

corrono ad afferrare

le mani:

mani lunghe

protese lontano

ad annaspare,

nel vuoto,

sapore di cibo.

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Guerra K2_UNPUBLISHED

Ci giocano i grandi;

ci giocano

quasi fossero bambini.

...

Son chiusi dentro casa

mentre fuori piove.

...

Piove diluvia e grandina.

Saetta romba e squassa.

...

I grandi

(ma sono piccoli)

restano imperterriti:

guardano il panorama.

...

Sola

una donna muove

un passo dopo l’altro;

regge sul suo corpo

un dolore grande

il mondo.

...

Un bimbo è steso a terra

le mani alzate

al Cielo.

Urla senza voce.

Gli occhi

profondi

scuri

sembrano un cimitero.

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Stragi K2_UNPUBLISHED

    

Morti

Schiantati

Spezzati

Fatti brandelli.

.....

Truce avanzo

di pasto di belve.

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Barbone K2_UNPUBLISHED

  

E guardami, per un istante solo!

Guarda dentro queste fessure

che stringo così forte

per trattenere l’anima

e il sole non mi accechi;

vi troveresti certo

un po’ della tua storia.

Forse ti accorgeresti

che sono proprio un Uomo.

Un Uomo!

Da quanto tempo

non sono più

considerato tale?

Pezzente, vagabondo,

straccione, mendicante;

questi – per dirne alcuni -

i miei titoli d’onore;

epiteti inventati

per segnare la distanza.

Son come una coperta:

avvolgono il mio corpo

mi celano ai passanti;

non velano le stelle

che ho impresse

sulla pelle.

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Esclusi K2_UNPUBLISHED

  

Non serrano più i polsi,

non stringono caviglie

non suonano di freddo

e sordido metallo:

sono impresse dentro l’anima,

con marchio che è di fuoco.

I lacci sono occulti,

e mascherati bene:

Invisibili è il nome

di quanti oggi imprigiona.

La gente pare cieca

e finge anche sorpresa;

pare non avvedersi

dei pregiudizi effusi

disseminati ovunque.

Come gramigna crescono

e rinserra sempre gli Ultimi:

li etichetta

espunge

confina oltre i margini.

Qui a morire è l’Uomo

e sempre fuori le mura

della città che gode.

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FESTA DEL LAVORO? K2_UNPUBLISHED

Le ultime parole pronunciate da Spies, uno degli impiccati l'11 novembre del 1887 a Chicago (USA), tra operai, organizzatori sindacali e anarchici condannati per aver organizzato il 1º maggio dell'anno precedente lo sciopero e una manifestazione per le otto ore di lavoro, furono: “Salute, verrà il giorno in cui il nostro silenzio sarà più forte delle voci che oggi soffocate con la morte!” La festa del primo maggio (chissà quanti lo sanno!) è nata nel sangue; frutto di rivendicazioni di operai che lottarono per migliorare le proprie condizioni lavorative. Anche oggi, si tenta di soffocare la voce di quanti chiedono dignità e lavoro, non più attraverso la corda e l’impiccagione, ma attraverso strumenti più subdoli e forse più efficaci: l’indifferenza, la legge del profitto ad ogni costo, lo smantellamento dei diritti acquisiti, l’impero del denaro e della finanza al quale è richiesto l’omaggio da parte di ogni coscienza.

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