C’è chi sale in politica e chi purtroppo ridiscende in campo proclamandosi ancora necessario; questo nonostante la storia abbia decretato il contrario e definito disastroso il suo operato. I contendenti della campagna politica avviata hanno tutti, oppure affermano di avere, una propria “agenda” per il domani dell’Italia. Molti (troppi?) l’hanno scritta senza premurarsi di ascoltare la gente.
L’hanno scritta in conformità a propri (forse rispettabili) convincimenti, ma soprattutto tenendo conto d’interessi noti, consolidati, che sono, a ben pensarci, sempre gli stessi. I problemi più pressanti sono noti a tutti: disoccupazione, mancanza di prospettive future, impoverimento di tanta parte della popolazione, diseguaglianze crescenti, corruzione, sprechi di risorse pubbliche, poteri criminali che la fanno da padroni, giustizia che non funziona come dovrebbe, scempio del territorio, scuola, cultura e patrimonio artistico abbandonati al loro destino. Questioni sulle quali impegnarsi, come si vede, ce ne sono tante, e ne ho elencate soltanto alcune. A me piacerebbe che nell’agenda di chi si candida a governare fosse scritto l’impegno a parlare poco, con modestia, senza saccenteria, e ascoltare il doppio. Vorrei ci fosse scritto che parlerà soltanto di quanto s’impegnerà a fare per il futuro. Mi piacerebbe che non vendesse sogni impossibili allo scopo di stordire gli uditori. Vorrei che con ragionamenti convincenti, e con passione, prospettasse cose fattibili, progetti da eseguirsi, che a tutti sia possibile comprendere e valutare. Vorrei che spiegasse agli elettori, qual è la sua idea di bene comune; di dire se ritiene, come vorrebbero farci credere in molti, che scienza e tecnica sono neutrali. Vorrei che spiegasse qual è la sua visione del mondo, delle cose, del rapporto tra le spersone. Che non proponesse un credo cieco o una dottrina a cui obbedire; che s’impegnasse a difendere e attuare, per quanto possibile, la Costituzione. Infine vorrei che affermasse con convinzione che è giusto, doveroso, etico e normale, impedire l’accumulo della ricchezza in poche mani, per rendere possibile, per tutti, vivere in modo umano, dignitoso.