Confessiamolo: se noi fossimo Dio… Avremmo scelto ben altro modo di manifestarci da quello scelto da lui oltre duemila anni or sono. Le luci della ribalta ci affascinano. Magari mascheriamo questo nostra ambizione ostentando atteggiamenti di umiltà che sono soltanto di facciata. Eppoi (che diamine!) i mezzi materiali servono, se si vuole realizzare qualcosa di concreto; a beneficio degli altri, s’intende! Quindi avremmo scelto di essere potenti e di possedere beni in quantità. Questa è la logica del mondo; la stessa che irretisce un po’ tutti quanti, anche quanti sono animati dalle migliori intenzioni.
La logica di Dio, al contrario, è sovversiva… Ossia, come attesta l’etimologia del verbo sovvertire, manda sossopra, abbatte e viola. E non lo fa con la violenza, ma attraverso quanto di più ordinario e normale ci sia nella vita delle persone. “Gesù non scende dal cielo ma nasce dalla terra, non è Dio che si nasconde in un uomo e neppure un uomo che diventa Dio. Gesù è un fiore che Dio fa sbocciare sulla terra attraverso la fedeltà di un piccolo resto d’Israele e che raggiunge in Lui una forma tale di amore da avviare una nuova fase della storia umana”. (Carlo Molari in Rocca N° 24 dicembre 2012). Gesù nasce come un qualsiasi bambino, da una donna del popolo, in una famiglia un po’ particolare. Da una ragazza madre, agli occhi della gente, che l’artigiano Giuseppe aveva sposato con un matrimonio “riparatore”. Ed era un bambino come tanti altri, senza alcun segno particolare, se non quello della modesta, se non proprio povera, condizione sociale di appartenenza. Ed era figlio di Dio, il Dio povero… (non bestemmiamo dicendo Dio povero) perché è così che si è manifestato. E in quel nascere come ogni altra persona, e in una famiglia di condizioni modeste, (il seguito della sua vita non farà che ribadirlo), è svelato l’agire di Dio in ogni tempo. Un agire che si sostanzia nell’ordinarietà del vivere, nella condivisione e umanizzazione dei rapporti tra le persone. Nel mondo, quanti si propongono progetti di cambiamento, o più semplicemente e abitualmente, scalare i vertici del potere, amano ricorrere a effetti speciali; vogliono stupire il proprio uditorio, ricorrendo a fantasmagoriche scenografie, coadiuvati da spin doctor che hanno il compito di far apparire sotto una luce favorevole, magari avvelenando l’informazione, quanto propongono. Dio agisce in modo diverso; sovvertitore. Gli spin doctor di Gesù, alla sua nascita, sono i pastori; una categoria di gente disprezzata, che aveva fama pessima, come ce l’hanno nei giorni nostri tutti quelli che sono spinti ai margini, che occupano i crocicchi delle nostre strade, dei parchi, delle stazioni, delle aree di sosta non autorizzate e che sono oggetto periodicamente di sgomberi, di provvedimenti di ordine pubblico perché compromettono il decoro delle nostre città. È a loro, infatti, che è rivolto l’annuncio di quella nascita, l’invito a rallegrarsi e gioire e poi farsi testimoni dell’avvenimento. Il Natale, ai nostri giorni, è annunciato dai mercatini, dalle luminarie, dai regali che ci scambiamo (magari in tono minore perché c’è la crisi… del portafoglio), da qualche liturgia, magari commovente, e perfino da qualche gesto di carità verso i più sfortunati… Ma continuiamo a percorrere la vecchia strada; quella “sicura” delle nostre certezze che ci impedisce di farci prossimo, di condividere quello che siamo e quanto abbiamo con chi ha meno; di lasciarci visitare da costoro e in loro compagnia camminare verso un’umanità riconciliata, capace di fratellanza e sororità. Un’umanità protesa alla costruzione di rapporti di giustizia e uguaglianza. Un’umanità nella quale nessuno si senta straniero o escluso ma partecipe a pieno titolo della medesima comunità, nella quale il diritto a esistere con dignità sia praticato ogni giorno (non solo proclamato!) attraverso un agire concreto. Buon Natale a tutti!