Da qualche giorno ci giunge l'affermazione che a Gaza si è superato ogni limite. Parole di politici e rappresentanti istituzionali che dovrebbero infondere speranza;
speranza in un intervento che ponga fine alle atrocità che vengono consumate. Invece, a me personalmente, suscitano una certa rabbia... Perché non le trovo veritiere, ma solo di maniera. Naturalmente spero di sbagliarmi , ma se alle parole non seguono i fatti, inevitabilmente le parole rimangono declamazioni sterili che sconfinano nella presa in giro. Che la situazione della popolazione a Gaza fosse tragica oltre l'immaginabile, per chi ha occhi, cuore e mente aperti per ascoltare il grido di chi soffre, era cosa nota. Anche se sui nostri teleschermi raramente transitavano immagini accompagnate da commenti corrispondenti, destinate a narrare quanto accadeva, tuttavia era possibile accedere a notizie, testimonianze, racconti non censurati, in grado di informare a sufficienza. Ora che hanno parlato anche personaggi non tacciabili di partigianeria, nessuno può dire di non sapere. Quando in futuro, speriamo assai vicino, sarà possibile accedere ad atti e documentazioni che confermeranno ciò che già ora in buona parte si sa, con una diffusione meno reticente e più parresia, allora in molti dovranno fare mea culpa perché avranno sulla coscienza la responsabilità di essere stati, volenti o nolenti, complici di chi assassinava, affamava e teorizzava l'eliminazione fisica di un intero popolo. Il delitto più grave che si è consumato e si perpetua quotidianamente è l'aver spento il sorriso sul volto di un' intera generazione di bambini e aver veicolato in loro l'idea che la vita sia uno scempio tale che è preferibile morire.