
Piergiorgio
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Ricevi le notifiche via email quando un nuovo intervento viene aggiunto in questo blog.CERCHI DI SILENZIO K2_UNPUBLISHED
È partita anche a Trento, l’iniziativa denominata “cerchi di silenzio”; un appuntamento serale in piazza Duomo, per segnare “lo spazio e il tempo dove ridare il giusto valore ed il giusto peso alle parole”. Così era scritto sul volantino che promuoveva l’appuntamento. Per fare cosa? “Un’ora di silenzio visibilmente in piazza per manifestare, riflettere, meditare. Per ritrovare significato a giustizia, verità, dignità. Un silenzio partecipe, non il silenzio di bocche cucite da indifferenza complice”. Così è stato, ed il cerchio di persone, da piccolo, è cresciuto, lievitato, fino a comporne uno più grande.
PREMIO NOBEL ALLA DONNA AFRICANA K2_UNPUBLISHED
Premio Nobel per la Pace 2011 alla Donna Africana FIRMA LA PETIZIONE ON LINE L’Africa cammina con i piedi delle donne. Abituate da sempre a fare i conti con la quotidianità della vita e con la sfida della sopravvivenza, ogni giorno centinaia di migliaia di donne africane percorrono le strade del continente alla ricerca di una pace durevole e di una vita dignitosa. Gran parte di loro fanno fino a 10-20 chilometri per portare l’acqua alla famiglia. Poi vanno, sempre a piedi, al mercato, dove, per tutta la giornata vendono quel po’ che hanno, per portare la sera a casa il necessario per nutrire i propri figli. Riproducendo così ogni giorno il miracolo della sopravvivenza.
IGNORANTI! K2_UNPUBLISHED
Roba da far cascare le braccia. E si dicono classe dirigente! Con che coraggio, vorrei davvero saperlo. Io non sono tipo da credere ai “tuttologi”; di costoro diffido e giro alla larga. Ma diffido ancor di più e mi guardo bene dal riverire gli “ignoranti”. Tranquilli, non mi riferisco alle persone magari illetterate o che hanno compiuto studi limitati. Anzi, di queste ho profonda stima. Le persone non le misuro dai titoli esibiti. Parlo di “ignoranti” che tali non dovrebbero essere, a maggior ragione se occupano posti di responsabilità. Chi ha un incarico e per giunta pubblico e che a causa di quell’incarico è chiamato magari a decidere delle sorti di altre persone, non può essere ignorante, incolto, sciatto.
INDIGNARSI E' UN DOVERE K2_UNPUBLISHED
C’è un detto che afferma che abbiamo due orecchie e una sola bocca perché dovremmo ascoltare più di quanto parliamo. In realtà succede piuttosto il contrario. Molti poi, paiono avere più bocche che orecchie, e definirle bocche, in questo caso, è piuttosto un eufemismo. Diciamo meglio che ci sono persone che sono piuttosto incontinenti, ché chiamarle logorroiche sarebbe fare loro un complimento. Quando poi, a comportarsi in tal modo, sono rappresentanti delle istituzioni, politici, ai quali si adirebbe piuttosto senso della misura ed elevate virtù morali, non si può che indignarsi. Di questi tempi, l’indignazione, dovrebbe essere una virtù da coltivare in tanti. Indignazione nel significato che al termine assegna il vocabolario: risoluta ribellione a quanto offende la dignità propria o degli altri.
QUANTO VALE UNA VITA? K2_UNPUBLISHED
Non scegliamo dove nascere, in quale tempo, da chi. La vita, in questo senso, è una roulotte che ci butta allo sbaraglio dentro l’esistenza. Quindi non è del tutto vero che nasciamo uguali. Sì, certo, nasciamo nudi e bisognosi di ogni cura, ma appunto, tolto questo, c’è chi nasce con la camicia e chi no. Chiara e Marianna, evidentemente, non sono nate con la camicia. Come ogni adolescente e ogni bambino, immagino che portassero in cuore tanti sogni; magari per Chiara il più pressante era quello di una vita un pochino più dignitosa, con una casa che si potesse chiamare davvero casa e non stamberga, catapecchia, tugurio. Non poteva certo addebitare ai genitori la responsabilità di quella esistenza grama. Quale genitore desidera per i propri figli un’esistenza che non sia più che dignitosa?
POLITICA E CINISMO K2_UNPUBLISHED
Chi è il cinico? Colui che ostenta disprezzo o indifferenza nei confronti dei valori umani comunemente accettati dalla società in cui vive. Questa la definizione che ne dà il vocabolario. E credo davvero che di cinici, in questo momento, se ne aggirino un bel numero nel Bel Paese. Prendete la polemica di questi giorni attorno alla questione della riabilitazione di Craxi, ad esempio; o ancora, la questione della approvazione in Senato della norma sul processo breve. L’una e l’altra sono lo specchio della decadenza o se vogliamo dell’imbarbarimento della vita politica e sociale a cui stiamo assistendo. Personalmente non mi sono unito ai cori, non solo materialmente, ma neanche moralmente, di quanti all’epoca sbeffeggiarono il politico Craxi, lanciandogli monetine.
UNITI NELLA VITA K2_UNPUBLISHED
Marito e moglie uniti nella morte, titola il quotidiano l’Adige oggi, parlando della scomparsa di due coniugi, Lino e Anna, a distanza di mezz’ora di tempo l’uno dall’altra. Io preferisco dire: uniti per la vita. Accade, talvolta, che due persone che si sono amate per una vita intera, quarantotto anni, in questo caso, se ne vadano quasi tenendosi per mano, così come hanno fatto durante i loro lunghi giorni assieme. È una notizia che colpisce e suscita sentimenti di riflessione. Per qualcuno forse anche di invidia.
NESSUNA SCELTA E' INDIFFERENTE K2_UNPUBLISHED
Dalla cronaca locale: parte la guerra ai mozziconi. Linea dura del Comune di Trento contro chi sarà sorpreso a gettare per terra i mozziconi di sigaretta. Multe fino a 500 euro. Haiti: terremoto del settimo grado della scala Ricther. Catastrofe umanitaria. Che nesso ci può essere fra le due notizie, si chiederà qualcuno? Probabilmente le bestemmie che le due notizie susciterà in qualcuno. Tra qualcuno dei cittadini di Trento, accanito fumatore, meno predisposto a farsi carico del rispetto per l’arredo urbano, qualche moccolo tipico di queste parti; dall’altra, i soliti “pisacquasanta”, che senza alcun senso del pudore, attribuiranno a dio (con la minuscola), quanto accaduto sull’isola caraibica.
IL CAPRO ESPIATORIO K2_UNPUBLISHED
Vedrete, tutto si risolverà con la criminalizzazione degli immigrati di Rosarno e qualche provvedimento di polizia volto a tacitare quanto successo. Sì, perché abbiamo estremo bisogno di ribadire il mito del buon italiano. Che diamine! Noi siamo un popolo di cuore, solidale con i poveri, a condizione, ben si intende, che camminino rasentando i muri, con la testa bassa e, se devono chiedere qualcosa, che lo facciano sottovoce e con discrezione. A loro spetta essere pazienti; a noi, quando ce ne ricordiamo, intervenire per sovvenirli, in base alla nostra discrezionalità. I diritti sono innanzitutto privilegio esclusivo nostro e poi, in subordine, anche di altri.
Ma dobbiamo decidere noi a chi spettano, come e in quale misura. Non giriamoci tanto attorno; inutile fingere ipocritamente che le cose stiano diversamente. Questo è il modo di pensare di tanti di noi. Quanti lo dicono in modo sbracato, apertamente, in fondo non fanno che interpretare il pensiero di molti. Mi auguro vivamente che non sia quello dei più. Gli immigrati di Rosarno, in Calabria, che hanno messo sottosopra l’abitato, hanno sbagliato e quanto hanno fatto va sicuramente condannato. Però il fermo immagine sui disordini di cui si sono resi protagonisti, oltre che parziale è ingiusto. Per quanto negativo, non racconta tutta la realtà; anzi, maschera quella più drammatica che perdura da anni, di cui sono in molti a sapere e della quale nessuno si interessa. Le condizioni di vero e proprio sfruttamento e le condizioni bestiali nelle quali sono costrette a vivere migliaia di persone impiegate nei lavori agricoli, non sono cosa di queste ultime ore. Le responsabilità sono tante e diffuse. Le denunce ci sono pure state, ma sono passate tante volte sotto silenzio, tra l’indifferenza dei più. Gli agrumi hanno continuato a raggiungere le nostre tavole, anche se profumano di sudore e sangue. Abbiamo creduto che bastasse togliere la buccia, per scrollarci di dosso tutta la sporcizia accumulata. Abbiamo individuato ancora una volta il capro espiatorio su cui scaricare ogni responsabilità; soprattutto le nostre: i clandestini. Gli stessi che fino a quando non hanno alzato la testa, dando sfogo alla rabbia repressa, erano tanto preziosi. Tutto fra breve rientrerà nei ranghi, fino alla prossima rivolta. Quanti Rosarno ci sono in Italia? Nell’antichità esisteva l’istituto della schiavitù; era palese, era perfino normata. Oggi, al contrario è condannata, a parole, ma praticata in forme silenziose, ma non meno crudeli.
VIVERE IL TEMPO K2_UNPUBLISHED
“Che cos’è il tempo? Se nessuno me lo domanda lo so. Se voglio spiegarlo a chi me lo domanda non lo so più” (S. Agostino) Il Vecchio barbuto con gli abiti dimessi se ne sta andando, lasciando la strada libera al fanciullo festoso e vitale che lo segue dappresso. È un’immagine un pochino oleografica che però rende plasticamente l’inesorabilità del tempo che passa. Invecchiando aumenta sempre più la percezione del passare veloce del tempo. I giorni, i mesi, le stagioni, gli anni, paiono susseguirsi a ritmo sempre più incalzante, soprattutto quando gli impegni quotidiani non danno respiro.