15Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello;
16se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 18In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro".
Forse ci sono cristiani che interpretando in senso letterale questo brano evangelico, conosciuto abitualmente come quello della correzione fraterna, facendo leva su quanto scritto al versetto 17, si sentono in diritto, e qualche volta in dovere di anatemizzare i fratelli; dichiararli eretici. Ma quanto vi è scritto autorizza a farlo? Intanto la correzione fraterna è compito molto delicato. Bisognerebbe sempre ricordare che prima di far notare la pagliuzza nell’occhio del fratello ci si dovrebbe curare di aver tolto la trave che c’è nel nostro. Detto questo, prima di imboccare la facile strada della condanna bisognerebbe far mente locale a come Gesù si comportava con pagani e pubblicani. Allora ci verrebbe forse spontaneo, se fatto con animo sgombro da pregiudizi e facili riprovazioni, che ciò che ci è richiesto nel caso di un fratello che persiste nel suo errore, è di amarlo ancora di più e più intensamente di quanto fatto fino a quel momento. Ecco ciò che ci è richiesto: maggiore amore, non indifferenti e distaccate condanne.