61 Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. 2Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga.
E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: "Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? 3Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?". Ed era per loro motivo di scandalo. 4Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua". 5E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. 6E si meravigliava della loro incredulità.
Che gli abitanti di Nazareth potessero stupirsi nel ritrovarsi davanti un Gesù inedito, rispetto a come credevano di conoscerlo, non dovrebbe meravigliare. È quanto accade normalmente anche a noi quando ci capita di rincontrare una persona che non vedevamo da tempo e che notiamo molto cambiata. No, ciò che è motivo di scandalo per i concittadini di Gesù è che lui si presenti e si mostri tanto diverso dall’ideale di cittadino per bene che loro vorrebbero che fosse. Insomma quello che si para davanti a loro è un Gesù fuori dalla righe, per dirla il linguaggio moderno, uno che compie azioni e insegna cose nuove inaccettabili per loro, tanto da essere irriconoscibile ai loro occhi abituati a immaginarlo in tutto simile ai famigliari che conoscono da vicino. Questo loro atteggiamento di rifiuto, che l’evangelista sottolinea, mi porta a pensare che in precedenza, finché visse in paese, Gesù non dovesse apparire tanto diverso da tutti gli altri compaesani, attestazione certa che, come affermato in Luca, Gesù crebbe oltre che in età, anche in sapienza e in grazia. L’incarnazione non è stata una pantomima, ma una reale assunzione della nostra fragile, creaturale umanità.