52 Gli dissero allora i Giudei: "Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno". 53 Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?". 54 Rispose Gesù: "Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "È nostro Dio!", 55 e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. 56 Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia". 57 Allora i Giudei gli dissero: "Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?". 58 Rispose loro Gesù: "In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono". 59 Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

Già, chi credi di essere Cristo per sostenere che chi osserva la tua parola non vedrà mai la morte in eterno? Sei più grande del nostro padre Abramo, gli obiettano i capi ebrei, che è morto? Sei più grande dei nostri filosofi, dei nostri scienziati, dei nostri letterati, delle nostre grandi personalità del passato e del presente che al più ti considerano un maestro di sapienza, una personalità di grande levatura morale, un saggio, un uomo decisamente fuori dal normale? Lo dico senza arroganza e assolutamente lontano da ogni pur minima intenzione apologetica perché molti tra quanti hanno verso di te un atteggiamento di ammirazione, pur non credendo che tu sia Dio, sono persone assolutamente degne di rispetto e considerazione. Ti dirò, Signore, che spesso li preferisco a quanti, pur dichiarandosi credenti e facendo professione di fede nei tuoi confronti secondo le più rigorose formule catechistiche, tuttavia, alla prova dei fatti mostrano, come i capi ebrei che ti chiesero sfrontatamente: chi credi di essere?, di non conoscere quello che amano definire il “nostro Dio”. Pongono tanto l’accento su quel nostro come fosse loro proprietà ed è lontana da loro l’idea che possa essere Padre per tutti gli uomini. Non mi voglio sottrarre, Signore, nemmeno io dal novero di chi è tentato di impossessarsi di Dio come sua proprietà e faccio ammenda. Credere che Dio è  Padre, infatti, significa dimostrare con i fatti che gli altri sono miei fratelli e quindi avere un rapporto con tutti di grande rispetto, amore, accoglienza. Ammetto che non è facile, però credo che è praticando questa fraternità operosa, che ci deriva dall’essere in te un’unica umanità di eguali, che rimango radicato nella tua parola e che non vedrò la morte in eterno.