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Ultima modifica Mercoledì 01 Aprile 2020 05:27
01 apr 2020
ABBIAMO UN SOLO PADRE: DIO
Scritto da Piergiorgio |
Letto 1436 volte | Pubblicato in Sulla tua parola
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Abbiamo un solo padre: Dio (Gv 8,31-42)

31Gesù allora disse a quei Giudei che gli avevano creduto: "Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; 32 conoscerete la verità e la verità vi farà liberi".

33 Gli risposero: "Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: "Diventerete liberi"?". 34 Gesù rispose loro: "In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. 35 Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. 36 Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. 37 So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. 38 Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro". 39 Gli risposero: "Il padre nostro è Abramo". Disse loro Gesù: "Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. 40 Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l'ha fatto. 41 Voi fate le opere del padre vostro". Gli risposero allora: "Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!". 42 Disse loro Gesù: "Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato.

 

Continua l’incomprensione di Gesù da parte dei suoi interlocutori. Al giorno d’oggi molti strumenti ci consentono di interloquire con persone che parlano altre lingue pur non parlando, noi, il loro idioma. Una volta non era così. Ricordo che tanti anni fa mi recai in Indonesia a fare visita a una mia zia missionaria. Per recarmi sull’isola dov’era, dovetti fare una notte di navigazione su un barcone chiamato nave. Avevo per compagno di viaggio anche uno del posto, che dunque parlava solo nella sua lingua, ma era tale la sua voglia di conversare con me, che pur parlando lingue diverse riuscimmo in qualche modo a dialogare. Ecco ciò che ci può mettere nella giusta disposizione d’animo per intessere il dialogo con le persone. Anche con il Signore dobbiamo muovere da qui: dall’interesse per la sua persona, per la sua parola, per il suo messaggio, per il dono del suo amore. Se ci mettiamo in questa disposizione d’animo ci sarà più facile penetrare nel suo mistero d’amore per noi. Per poterlo fare, come ci dice Gesù nel vangelo di oggi, dobbiamo rimanere nella sua parola: questo ci renderà suoi discepoli, conosceremo la verità e la verità ci farà liberi. Ma cosa significa rimanere nella sua parola? Credo significhi innanzitutto conoscerla, poi praticarla, viverla, diversamente saremmo come gli interlocutori di Gesù che si definivano figli di Abramo, asserivano di avere per padre Dio, ma erano incapaci di accogliere Gesù, rivelazione di quel Dio che tanto sostenevano di voler onorare, perché più interessati a difendere la loro concezione di Dio, le loro tradizioni, il potere che si erano attribuiti a suo nome e per conto suo, piuttosto che essere disponibili a lasciarsi interpellare da lui. Dio è sempre nuovo. Ogni volta che tentiamo di racchiuderlo dentro i nostri schemi, sfugge. Dobbiamo imparare a saperlo vedere sempre un po’ più in là da dove arriva il nostro sguardo e questo può essere faticoso ma apre a una libertà incomparabile e a una gioia sempre più grande.

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