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Piergiorgio

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QUANTO VALE UNA VITA? K2_UNPUBLISHED

Non scegliamo dove nascere, in quale tempo, da chi. La vita, in questo senso, è una roulotte che ci butta allo sbaraglio dentro l’esistenza. Quindi non è del tutto vero che nasciamo uguali. Sì, certo, nasciamo nudi e bisognosi di ogni cura, ma appunto, tolto questo, c’è chi nasce con la camicia e chi no. Chiara e Marianna, evidentemente, non sono nate con la camicia. Come ogni adolescente e ogni bambino, immagino che portassero in cuore tanti sogni; magari per Chiara il più pressante era quello di una vita un pochino più dignitosa, con una casa che si potesse chiamare davvero casa e non stamberga, catapecchia, tugurio. Non poteva certo addebitare ai genitori la responsabilità di quella esistenza grama. Quale genitore desidera per i propri figli un’esistenza che non sia più che dignitosa?

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POLITICA E CINISMO K2_UNPUBLISHED

Chi è il cinico? Colui che ostenta disprezzo o indifferenza nei confronti dei valori umani comunemente accettati dalla società in cui vive. Questa la definizione che ne dà il vocabolario. E credo davvero che di cinici, in questo momento, se ne aggirino un bel numero nel Bel Paese. Prendete la polemica di questi giorni attorno alla questione della riabilitazione di Craxi, ad esempio; o ancora, la questione della approvazione in Senato della norma sul processo breve. L’una e l’altra sono lo specchio della decadenza o se vogliamo dell’imbarbarimento della vita politica e sociale a cui stiamo assistendo. Personalmente non mi sono unito ai cori, non solo materialmente, ma neanche moralmente, di quanti all’epoca sbeffeggiarono il politico Craxi, lanciandogli monetine.

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UNITI NELLA VITA K2_UNPUBLISHED

Marito e moglie uniti nella morte, titola il quotidiano l’Adige oggi, parlando della scomparsa di due coniugi, Lino e Anna, a distanza di mezz’ora di tempo l’uno dall’altra. Io preferisco dire: uniti per la vita. Accade, talvolta, che due persone che si sono amate per una vita intera, quarantotto anni, in questo caso, se ne vadano quasi tenendosi per mano, così come hanno fatto durante i loro lunghi giorni assieme. È una notizia che colpisce e suscita sentimenti di riflessione. Per qualcuno forse anche di invidia.

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NESSUNA SCELTA E' INDIFFERENTE K2_UNPUBLISHED

Dalla cronaca locale: parte la guerra ai mozziconi. Linea dura del Comune di Trento contro chi sarà sorpreso a gettare per terra i mozziconi di sigaretta. Multe fino a 500 euro. Haiti: terremoto del settimo grado della scala Ricther. Catastrofe umanitaria. Che nesso ci può essere fra le due notizie, si chiederà qualcuno? Probabilmente le bestemmie che le due notizie susciterà in qualcuno. Tra qualcuno dei cittadini di Trento, accanito fumatore, meno predisposto a farsi carico del rispetto per l’arredo urbano, qualche moccolo tipico di queste parti; dall’altra, i soliti “pisacquasanta”, che senza alcun senso del pudore, attribuiranno a dio (con la minuscola), quanto accaduto sull’isola caraibica.

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IL CAPRO ESPIATORIO K2_UNPUBLISHED

Vedrete, tutto si risolverà con la criminalizzazione degli immigrati di Rosarno e qualche provvedimento di polizia volto a tacitare quanto successo. Sì, perché abbiamo estremo bisogno di ribadire il mito del buon italiano. Che diamine! Noi siamo un popolo di cuore, solidale con i poveri, a condizione, ben si intende, che camminino rasentando i muri, con la testa bassa e, se devono chiedere qualcosa, che lo facciano sottovoce e con discrezione. A loro spetta essere pazienti; a noi, quando ce ne ricordiamo, intervenire per sovvenirli, in base alla nostra discrezionalità. I diritti sono innanzitutto privilegio esclusivo nostro e poi, in subordine, anche di altri.


 Ma dobbiamo decidere noi a chi spettano, come e in quale misura. Non giriamoci tanto attorno; inutile fingere ipocritamente che le cose stiano diversamente. Questo è il modo di pensare di tanti di noi. Quanti lo dicono in modo sbracato, apertamente, in fondo non fanno che interpretare il pensiero di molti. Mi auguro vivamente che non sia quello dei più. Gli immigrati di Rosarno, in Calabria, che hanno messo sottosopra l’abitato, hanno sbagliato e quanto hanno fatto va sicuramente condannato. Però il fermo immagine sui disordini di cui si sono resi protagonisti, oltre che parziale è ingiusto. Per quanto negativo, non racconta tutta la realtà; anzi, maschera quella più drammatica che perdura da anni, di cui sono in molti a sapere e della quale nessuno si interessa. Le condizioni di vero e proprio sfruttamento e le condizioni bestiali nelle quali sono costrette a vivere migliaia di persone impiegate nei lavori agricoli, non sono cosa di queste ultime ore. Le responsabilità sono tante e diffuse. Le denunce ci sono pure state, ma sono passate tante volte sotto silenzio, tra l’indifferenza dei più. Gli agrumi hanno continuato a raggiungere le nostre tavole, anche se profumano di sudore e sangue. Abbiamo creduto che bastasse togliere la buccia, per scrollarci di dosso tutta la sporcizia accumulata. Abbiamo individuato ancora una volta il capro espiatorio su cui scaricare ogni responsabilità; soprattutto le nostre: i clandestini. Gli stessi che fino a quando non hanno alzato la testa, dando sfogo alla rabbia repressa, erano tanto preziosi. Tutto fra breve rientrerà nei ranghi, fino alla prossima rivolta. Quanti Rosarno ci sono in Italia? Nell’antichità esisteva l’istituto della schiavitù; era palese, era perfino normata. Oggi, al contrario è condannata, a parole, ma praticata in forme silenziose, ma non meno crudeli.

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VIVERE IL TEMPO K2_UNPUBLISHED

“Che cos’è il tempo? Se nessuno me lo domanda lo so. Se voglio spiegarlo a chi me lo domanda non lo so più” (S. Agostino) Il Vecchio barbuto con gli abiti dimessi se ne sta andando, lasciando la strada libera al fanciullo festoso e vitale che lo segue dappresso. È un’immagine un pochino oleografica che però rende plasticamente l’inesorabilità del tempo che passa. Invecchiando aumenta sempre più la percezione del passare veloce del tempo. I giorni, i mesi, le stagioni, gli anni, paiono susseguirsi a ritmo sempre più incalzante, soprattutto quando gli impegni quotidiani non danno respiro.

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UN DIO CHE MI ENTUSIASMA K2_UNPUBLISHED

La differenza – cito a memoria – non è tanto tra credenti e non credenti, affermava il cardinal Martini, ma fra persone pensanti e quanti non lo sono. È di questi giorni, la notizia, che si trovano in vendita bambolotti in materiale plastico, in tutto simili a neonati o poco più grandi, per coppie che non possono avere figli. Non c’è che dire: all’idiozia non c’è alcun limite. Allora io credo che quel bambino nato a Betlemme duemila anni fa, e che per i credenti è il Dio fatto uomo, forse ha ancora qualcosa da dirci. Ha qualcosa da dirci un Dio che per rivelarsi assume la fragilità e l’ordinarietà della nostra stessa condizione.

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LA VIOLENZA, MAI! K2_UNPUBLISHED

“Meglio essere violenti, se c'è violenza nel nostro cuore, che indossare il manto della non-violenza per coprire l'impotenza." (Karamchand "Mahatma" Gandhi). Sono in molti, in queste ore, ad indossare il manto della non violenza, dopo quanto accaduto al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Allora dobbiamo dirlo con schiettezza: non ci si improvvisa non violenti all’ultimo momento; per tornaconto, magari strumentalizzando un episodio esecrabile, soltanto perché viene colpito un esponente di spicco della vita pubblica. La politica, tutta, la politica, ma non solo, ha bisogno di fare una seria autocritica a questo riguardo. Prima ancora che le mani, bisogna disarmare i cuori.

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IL GIOCATTOLO SI E' ROTTO K2_UNPUBLISHED

Forse è prematuro per asserirlo con certezza, ma credo proprio che il giocattolo si sia rotto definitivamente. Dopo l’imponente manifestazione di ieri a Roma, organizzata da cittadini comuni, una ventata di libertà ha iniziato a spirare in questo stanco Paese. Non so cosa ci attenda per il futuro. Le resistenze al cambiamento saranno ancora molte, ma non credo di esagerare, affermando che niente è come prima. Che cittadini di ogni estrazione sociale; giovani e meno giovani, si riapproprino della voglia di esserci e di contare, in numero così grande, è una cosa che mi riempie di gioia.

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SOR'ACQUA K2_UNPUBLISHED

Laudato si’, mi Signore, per sor’Acqua, la quale è multo utile et umile et preziosa et casta. Sì, Francesco poteva cantare in questo modo, la presenza preziosa di questo bene che deve essere indisponibile, per poter essere di tutti. Quand’ero bambino, e mi capitava di abbeverarmi a qualche sorgente nel bosco, mai avrei pensato che un giorno si sarebbe posto il tema della privatizzazione dell’acqua. Ricordo ancora quando iniziò a scorrere dentro casa, da un unico rubinetto, quello di cucina. Avevo soltanto quattro anni, ma lo ricordo come fosse adesso: una cosa fantastica! Non dover più andare alla fontana per approvvigionarsi.

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