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14 mar 2012
ONEROVOLE, SI DIA ALLA MUSICA!
Scritto da Piergiorgio |
Letto 3774 volte | Pubblicato in Il mio blog
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Che la politica in generale, fatte salve le pur lodevoli eccezioni che sempre e ovunque esistono, non s’ispiri al dettato evangelico, “il vostro parlare sia sì, sì e no, no”, lo sapevamo da molto tempo. Soltanto i fanatici e i creduloni – due categorie per altro abbastanza sovrapponibili – lo potevano pensare e credere.
Ora l’ex ministro Maroni ce ne ha dato una riprova, qualora ne avessimo avuto bisogno, rivelando tutta la miseria di un certo modo di conseguire il consenso. Chissà, se ammettendo, come ha fatto a Varese, parlando agli studenti dell’Università dell’Insubria, che il razzismo conviene perché fa prender voti e affermando che “Un po' ci abbiamo marciato, (leggi con argomenti xenofobi e razzisti) quando si è capito che un certo atteggiamento garantiva consenso". Difficile convenire con Maroni, che cioè si sia trattato soltanto, o in gran parte, di una parte in commedia, stando alle molte affermazioni, e non solo affermazioni di tanti suoi esponenti in tempi diversi. Ma anche corrispondesse al vero l’analisi fatta dall’ex Ministro degli Interni, la questione non sarebbe per questo meno grave. Le sue parole, che ne sia consapevole o meno (e se non lo fosse, non deporrebbe certo a suo favore), sono di un’inaudita gravità. È come ammettere che coscientemente e volutamente, pur sapendo che si commetteva un reato, un po’ si è voluto commettere. E per che cosa? Per un guadagno di carattere elettorale. Questo significa, in parole povere, che pur di conseguire il consenso popolare si è disposti a infrangere perfino la legge (che punisce il reato di razzismo), proponendosi al contempo come i castigamatti di reati presunti o inventati ex novo, come quello di clandestinità, a carico di persone che al massimo, entrando nel nostro Paese senza permesso di soggiorno, commettevano un illecito di carattere amministrativo. Un politico, un esponente pubblico, qualunque ruolo rivesta, dovrebbe misurare sempre le proprie parole, valutandone fino in fondo la portata e le possibili conseguenze. Non si può certo affermare che gli esponenti più in vista della Lega si siano attenuti a questa regola basilare di un agire che si voglia definire minimamente etico. Le conseguenze di quel “un po’ ci abbiamo marciato” purtroppo non sono state indolori. Hanno sparso veleno dentro la società, che ne è ancora, profondamente infetta, con conseguenze nefaste sulla vita di migliaia di persone che di tutto avrebbero avuto bisogno, tranne che di essere disconosciute nella loro dignità, al solo scopo di consentire a qualcuno di scalare i vertici del potere. Se davvero, sinceramente, l’onorevole Maroni, facendo le affermazioni che ha fatto, voleva in qualche modo scusarsi, riconoscendo di aver sbagliato, allora l’unico modo di dimostrarlo sarebbe quello di farsi da parte; lasciare la politica e magari darsi alla musica. Probabilmente farebbe meno danni in futuro, e dimostrerebbe davvero di voler cambiare.

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