(Gv 16,5-11)
5 Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: "Dove vai?". 6 Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. 7 Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada,
perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. 8 E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. 9 Riguardo al peccato, perché non credono in me; 10 riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; 11 riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato.
Il lungo discorso di addio di Gesù ai suoi discepoli andrebbe letto e meditato per intero. La liturgia ce ne presenta estratti ogni giorno, ma dobbiamo tenere presente che sono tutti legati da un filo che li accomuna e che riflettono le domande, gli interrogativi che i credenti delle prime generazioni, tra persecuzioni e ostracismi, specie da parte delle autorità religiose del tempo, si ponevano. Succede anche a noi talvolta nel corso della vita che, dopo che ci pare di aver compreso qualche cosa del Vangelo, di Gesù, improvvisamente ne avvertiamo come l’assenza proprio nel momento del bisogno. È quanto è successo ai discepoli. L’annuncio che lui sta per andarsene li riempie di tristezza, ma Gesù dice loro che è meglio per loro che se ne vada perché solo andandosene può inviare loro lo spirito che resterà sempre con loro e sarà la loro forza, il loro sostengo, la loro luce, il consolatore, il difensore. Gesù in quanto uomo ha fatto e detto tutto quello che poteva dire e fare, ora spetta a loro proseguire la sua opera sorretti dal suo Spirito. È quanto è richiesto anche a noi. Anche noi, sorretti dallo Spirito di Gesù, siamo chiamati a crescere umanamente e spiritualmente. Questo può significare liberarsi da tutte quelle costruzioni mentali che possono aver avuto un senso, una ragione quando eravamo bambini, poi giovani e poi giovani adulti, ma che non sono più adatte a sostenerci nella maturità. Nessuno di noi troverebbe opportuno comportarsi da bambino in ambito scolastico, lavorativo o affettivo e chi si comporta così lo giudichiamo strano, immaturo. Dovrebbe essere così anche nella fede. Invece sono tante le persone che in questo campo pensano agiscono e si comportano in modo infantile. Il Gesù che crediamo di perdere in certi momenti della vita, in realtà è più vivo che mai attraverso il suo Spirito: ci chiede di fare un piccolo passo vanti nella comprensione sua e del Vangelo.