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20 mag 2020
MOLTE COSE HO ANCORA DA DIRVI
Scritto da Piergiorgio |
Letto 1831 volte | Pubblicato in Sulla tua parola
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(Gv 16,12-15)

12 Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13 Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità,

perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14 Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15 Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

Credo non ci sia cosa che faccia inorgoglire di più un papà o una mamma che sentire dire del proprio bambino: è tutta sua madre o è tutto suo padre (l’è tut so mama, l’è tut so papà) E questo finché il pupo è piccolo va anche bene; tutti assegnano uguale significato alla frase. Quando invece lo si dice di una persona già grande, in genere non ha significato sempre positivo ma tende piuttosto a sottolineare difetti  o vizi di uno dei genitori. Il molto o le molte cose che Gesù ha da dire, ma di cui che i discepoli non sono in grado portarne il peso, è il senso della sua morte, del dono della sua vita. È solo entrando nella logica del dono di se stessi che si può iniziare a comprenderlo e più ci si lascia trasformare in tal senso, imparando a farsi dono ogni giorno, e più lo si può comprendere. Anche nell’amore si cresce e si matura divenendo più capaci di amare se ci si abbandona all’amore di Dio senza riserve. «E’ lo Spirito, cioè la potenza dell’amore di Dio che viene comunicata all’uomo e lo rende capace di amare generosamente, come da Dio si sente amato» (Alberto Maggi) A differenza dell’esempio richiamato sopra, somigliare al Padre celeste nell’amore e somigliargli sempre più, sarà per chi ci vive accanto motivo di gioia e benedizione, ma al contempo, per altri, anche motivo di disprezzo o di odio perché «può comprendere il messaggio di Gesù solo chi, come lui, è pronto al dono della vita, che non indica necessariamente il sacrificio estremo della croce, ma soltanto chi orienta la propria vita mettendo come unico valore assoluto della propria esistenza – quello che è davvero non-negoziabile – il bene dell’uomo» (Alberto Maggi).

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