Lc 15,1-10
151 Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2 I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: "Costui accoglie i peccatori e mangia con loro". 3 Ed egli disse loro questa parabola:
4 "Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?
5 Quando l'ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6 va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta". 7 Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
8 Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? 9 E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto". 10 Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte".
Evidentemente a Gesù non gli era stato insegnato a fuggire le “cattive compagnie”, da ragazzo, oppure, nel caso gli fosse stato insegnato, non ne ha fatto tesoro. Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo, segno che la sua parola e il suo agire doveva essere per loro assolutamente affascinante. Non così per gli scribi e i farisei, le persone più religiose, i praticanti del tempo. Sono passati 2000 anni è pare non essere cambiato molto, sotto questo aspetto se ancora oggi fa scandalo un papa come Francesco e tanti preti che agiscono come agiva Gesù. Anche oggi i così detti benpensanti mormorano, si scandalizzano e arrivano pure a calunniare quanti cercano di imitare l’agire del Signore. È splendido questo Dio che a somiglianza del pastore della parabola lascia le 99 pecore per andare a cercare quella che si è smarrita o che, a somiglianza della donna che ha perduto un pezzetto dei suoi gioielli, mette a soqquadro la casa finché non lo ha trovato. Ma oltre alla premura della ricerca ecco che Dio fa festa quando ha trovato chi si è perduto. E noi, come ci comportiamo? Sappiamo gioire quando una persona rinasce a vita vera, oppure siamo tra coloro che ritengono di essere i soli nel giusto e tengono le debite distanze da quanti giudicano perduti? Non saper gioire della gioia del Signore e non saper prenderci a cuore il destino di chi fa più fatica, è posto ai margini, ha sbagliato nella sua vita, non è degno di un cristiano. Un cristiano frequenta le “cattive compagnie” perché ha un messaggio di gioia e di speranza da portare; non tanto a parole, magari, quanto con un agire che sappia dire loro che sono amati dal Padre qualunque sia la loro situazione sociale o morale.