Di questi nostri tempi, osservando quanto accade lontano e vicino a noi, c'è realmente il rischio di precipitare nello sconforto, lasciandosi paralizzare da un sentimento di impotenza che è, da una parte reale, e dall'altra immaginario.
Reale perché, rispetto alle grandi questioni sul tappeto : guerre, ingiustizie, povertà, cambiamento climatico, ecc., dal punto di vista del singolo ciò che si può fare è davvero cosa minima, se non nulla. Per contro, è altrettanto vero che ogni cambiamento non può che principiare dall'agire del singolo, o meglio ancora dal contributo che ciascuno di noi può dare, non in modo isolato, ma in stretta collaborazione con altri. Un po' come avviene con Gulliver, protagonista del racconto di Jonathan Swift, approdato sull'isola di Lilliput, dove, lui essere gigante rispetto ai suoi abitanti, finisce col ritrovarsi legato come un salame dai minuscoli abitanti lillipuziani . La potenzialità racchiusa nel nostro cuore, tra le nostre mani, è una forza che può davvero cambiare le sorti del mondo, se solo sapessimo, come i lillipuziani , agire di concerto e in modo coordinato, dopo aver stabilito di comune accordo obiettivi, strategie e apporto di ciascuno. Invece, sovente siamo divisi, rassegnati e incapaci di uno sguardo che sappia andare oltre lo stretto orizzonte del momento presente. La grande mobilitazione avvenuta di recente in ogni parte del mondo per chiedere che cessasse la mattanza in corso a Gaza ne è una riprova. Certo, forse non sarà stata determinante per spingere a un primo e insufficiente cessate il fuoco, ma sono convinto che abbia fatto la differenza. Questo vale per ciò che è in agenda a livello internazionale, ma anche sul piano locale e italiano. Non è vero, o non lo è sempre e in ogni caso, che a chi comanda non interessi quanto pensa la gente, quello che vuole; tutt'altro. Interessa così tanto che fanno di tutto per spingerla a non pensare o a pensare come conviene loro. Basta uno sguardo distaccato per accorgersi quanto siano disposti a coprirsi di ridicolo, pur di raccattare consenso, comportandosi da ragazzini capricciosi e viziati, quasi fossero (forse lo sono davvero) semplici influencer anziché deputati, ministri e rappresentanti istituzionali. Quando ci lamentiamo dei politici che abbiamo, facciamo un po' di sana autocritica: se sono questi e sono così, è perché li abbiamo votati. Grazie per aver letto questo articolo.
Grazie pe raver letto questo articolo








