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08 mag 2020
IO SONO LA VIA, LA VERITÀ E LA VITA
Scritto da Piergiorgio |
Letto 5127 volte | Pubblicato in Sulla tua parola
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Io sono la via, la verità e la vita (Gv 14,1-6)

141 Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 2 Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: "Vado a prepararvi un posto"? 3 Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. 4 E del luogo dove io vado, conoscete la via".

5 Gli disse Tommaso: "Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?". 6 Gli disse Gesù: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.

Quanto è difficile per i discepoli comprendere il parlare del Signore e quanto è difficile anche per noi oggi. Non perché il suo parlare sia oscuro, ma perché non prestiamo sufficiente ascolto alle sue parole e non prestiamo sufficiente attenzione alla sua vita. So di toccare un argomento delicato e che non tutti condivideranno, ma anche questa fretta, da parte della CEI e movimenti vari, di riprendere le celebrazioni della messa, adottando le misure che sono state predisposte, non nasconde forse un’idea di chiesa e di comunità un po’ tradizionalista? Un’idea di celebrazione eucaristica che consiste soprattutto nel rito? Gesù ha celebrato, con la cena d’addio, non un rito, per quanto nuovo, ma una esistenza che si stava per concludere tragicamente. Non è forse questo l’aspetto da sottolineare, parlando di messa, piuttosto che un rito da compiere settimanalmente perché si è sempre fatto così? Che tipo di comunità ci restituirà una celebrazione che prevede un ingresso contingentato in chiesa, un ingresso autorizzato solo a chi supererà lo scanner che misura la febbre, il dovuto distanziamento fisico, con la preoccupazione principale di tutti i presenti di non esporsi a rischi e non esporre gli altri? Certe misure possono andare bene per fare la spesa o per lavorare, tutte cose necessarie, ma se non sappiamo celebrare in casa, in famiglia, nella vita di tutti i giorni il Signore e il suo amore, forse che lui ha bisogno “dele migole” della domenica? Oppure siamo noi che di quel suo essere via, verità e vita non abbiamo compreso molto? Personalmente sono del parere che ci si sarebbe dovuti, come in parte si è fatto, preoccupare maggiormente della salute e dei bisogni dei tanti penalizzati da questa epidemia, sollecitando con ancor più forza e determinazione l’impegno personale e comunitario che non di ripristinare anzitempo i riti.

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