Ci è voluta la pandemia e la sua recrudescenza per porre un limite, pare, ma non ne siamo ancora certi, a ciò che del Natale da caratteristiche secondarie erano nei fatti divenute l’essenza: il consumismo senza limiti.
Natale, da tanto tempo, era ormai sinonimo di vacanze, acquisti, mercatini, impianti sciistici, sbornie, cenoni e… solitudini di disperati che per un giorno ottenevano l’ipocrita attenzione dei telegiornali, mostrando quanto si faceva per loro quel giorno perché a Natale bisognava pur mostrare di essere buoni…
A livello religioso Natale significava Messa di mezzanotte con lumi e nenie a rallegrare presepi improbabili alla quale nessuno disdegnava di presenziare, magari sperando in un ritorno in termini di consenso elettorale perché il motto Dio Patria e Famiglia è pur sempre da tenere caro, se serve, poi poco importa che nascondesse il nulla dietro apparenze di virtù magnificate. Anche quel Bambino al centro dei festeggiamenti lo si era caricato di qualità non sue: cappelli biondi, occhi azzurri. Povero sì, ma di una povertà che non lasciava addito a possibili equivoci, quali la condivisione con i più disprezzati di turno e la scelta di identificarsi con loro. Ora ci è offerta la possibilità, sia pure a caro prezzo, di rientrare in noi stessi e fare i conti con la fragilità umana che ci è propria e che quel Bambino ha scelto di fare sua chiedendoci una scelta onerosa di campo. O con lui accanto a tutti i disprezzati del mondo, oppure sul fronte opposto di chi si intestardisce a credere che il dirsi e l’essere fratelli tutti, sia solo una idea per anime belle, mentre la vita appartiene di diritto a chi sa e vuole emergere incurante del destino degli altri purché la propria vita sia all’insegna del possedere, dell’accumulare, del dominare. Per chi ha occhi per vedere, per chi non vuole continuare a fingere che tutto andrà bene, intendendo con questo che tutto rientrerà in ciò che si è sempre fatto, questo è un tempo favorevole per porre le basi di un cambiamento vero, profondo, destinato a capovolgere il paradigma sociale sul quale abbiamo costruito il vivere attuale segnato da profonde e ingiustificate ingiustizie, cause non ultime dell’attuale situazione di sofferenza. Oggi, più che in passato abbiamo l’opportunità di celebrare finalmente il Natale, riscoprendo il significato più vero e autentico di quel Dio che per amore ha scelto di farsi presente tra noi rivestendosi della nostra fragile umanità, mostrandoci quale debba essere la via da percorrere per vivere non più da homo homini lupus, ma homo homini frater. Vivere da fratelli, per quanto laborioso e difficile possa essere talvolta, ripaga mille volte di più che non l’agire in modo contrario. È più conveniente da tutti i punti di vista, ma farlo richiede di saper camminare assieme; avere una meta condivisa, un metodo e la disponibilità ad aprirsi alla novità del volto dell’altro che ci interroga e domanda che ci occupiamo della sua felicità. È nella capacità di farci dono agli altri che troviamo la nostra piena realizzazione, e donandoci creiamo le premesse per ricevere a nostra volta, come accade con la semina. Osservandola in modo superficiale parrebbe un dare senza senso; uno spreco. Il seme cade nella terra e scompare. Scompare infatti alla vista, ma germina sempre, sia che noi vegliamo, sia che dormiamo. Così è con il bene, la vita donati. Fanno germinare un mondo di bene. Bene che il più delle volte non fa nessun rumore, ma esiste, si propaga, innerva nuove realtà fino ad allora impensate. La storia è ricca di esempi a ben guardare. Molte delle cose belle e buone che noi viviamo, sperimentiamo, sono state possibili grazie a tante persone che anche nelle situazioni più disperate non hanno cessato di seminare con speranza cose buone che non hanno potuto vedere, ma sono nate e cresciute grazie a loro donarsi. Noi oggi siamo chiamati a fare altrettanto: essere il Natale che vogliamo il mondo viva oggi e dopo di noi. Il Dio con noi è al nostro fianco anche nel buio di questo momento. Sta a noi decidere se continuare o meno a consumare Natale o farci Natale, nuova nascita per il mondo di domani.