Ora è ufficiale e sancito da una commissione d’inchiesta quanto per molti fu chiaro fin dall’inizio, che la guerra in Iraq, voluta da Bush e Blair, è stata inutile oltre che disastrosa.
Ci sono voluti 7 anni di lavoro per arrivare a questa conclusione e ben 12 volumi per affermare quanto alla coscienza di molti era apparso evidente fin da subito, che cioè le tanto sbandierate giustificazioni per intervenire – il possesso di armi di distruzioni di massa e il pericolo incombente per l’occidente – erano soltanto fanfaluche per celare le vere ragioni dell’intervento armato in quel Paese. Le migliaia di morti che ne sono seguiti e la situazione attuale di terrorismo diffuso ovunque nel mondo, hanno radici in quella scelta scellerata compiuta contro la volontà dei popoli coinvolti. Blair stesso non può fare a meno di ammette che sia stato un errore, la guerra in Iraq, e ciò nonostante ha l’arroganza di affermare che quella decisione la prese in buona fede credendo fosse nell’interesse del suo Paese. Certamente ai governanti talora spettano decisioni non facili, ma proprio per questo non dovrebbero prenderle in solitudine immaginando di avere una qualche assistenza diretta divina che li possa esonerare dal commettere pacchiani errori. Dovrebbero avere l’umiltà di ascoltare maggiormente la voce della gente e di quanti, come è accaduto a suo tempo, mettevano in guardia dall’intraprendere quella dissennata guerra sulla base di ragionamenti e analisi per niente campati in aria. Come poi si possa sostenere la buona fede nel decidere una guerra contro il parere dei più mi riesce incomprensibile. Mi è più facile e spontaneo, magari sbaglierò, pensare sia l’ennesima scusa per non assumersi fino in fondo la responsabilità pesante di essere stato parte in causa dell’attuale disastro nel mondo.
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Suscita indignazione e sgomento la morte assurda di Emmanuele Chidi Namadi, il nigeriano ammazzato di botte nel fermano. Lui che era scampato ai tagliatori di teste di Boko Haram, che aveva intrapreso il viaggio della disperazione e della speranza, ha trovato la morte per mano di omuncoli che si credono grandi perché sfoggiano senza alcun ritegno gli unici attributi di cui paiono essere dotati: l’arroganza, la presunta superiorità e la mancanza di intelligenza e di senso critico che li acceca facendone, prima ancora che degli assassini, dei miserabili senza qualità umane degne di questo nome. Quando all’altro non si riconosce la dignità umana di cui è portatore a prescindere del colore della sua pelle, del credo, della cultura, della storia, della situazione socio economica che lo contraddistingue, si è già imboccata la strada che può portare anche agli esiti peggiori come nel caso in questione. Purtroppo di questi individui ce ne sono fin troppi in circolazione, che menano vanto della pochezza di materia grigia che manifestano. Non sarà mai abbastanza alta la vigilanza verso costoro. Perché non abbiano più a ripetersi simili manifestazioni di intolleranza, di xenofobia e razzismo, è necessario che tutti, istituzioni e singoli cittadini sappiamo opporre decisamente e senza se e ma, il rifiuto netto e risoluto agli spargitori di odio.