Nessuno, mai, dovrebbe ricorrere a giudizi sommari nei confronti di un’altra persona. Tanto meno, io credo, chi riveste un ruolo pubblico.
La suddivisione dei poteri esiste anche per questo, immagino, perché se un giudizio deve esserci, possa avvenire con i maggior criteri di imparzialità umanamente possibili. Naturalmente c’è, e ci sarà sempre chi si sente più in “regola”, più giusto e onesto di altri. Magari lo è pure, formalmente, nel senso che non ha mai infranto apertamente e volutamente le leggi esistenti. Basta questo a ritenersi e potersi considerare giusti? irreprensibili? Forse esteriormente, sì. Un certo Gesù di Nazareth, che aveva lo sguardo limpido e penetrante, pensava non bastasse, infatti i maggior scontri li ebbe proprio con persone rispettose della legge. Persone che però filtravano il moscerino e ingoiavano il cammello. Esistono stranieri che delinquono? Ma certo! Affermarlo è scoprire l’acqua calda. Essere straniero equivale a essere delinquente? Assolutamente no! Mi pare del tutto ovvio e sottoscrivibile da tutti, ma non per tutti corrispondente al vero, evidentemente. Neanche chi vive ai margini, pur essendo più esposto di altri, necessariamente è predisposto geneticamente all’illegalità e quando qualche volta vi ricorre, non è detto sia per questo peggiore di chi lo fa da dietro una scrivania, in giacca e cravatta, contribuendo a quel mal costume così diffuso che va sotto il nome di corruzione, ad esempio, e che ancora non trova la giusta e doverosa sanzione e contrasto come sarebbe doveroso. È decisamente più facile, e forse per qualcuno anche più conveniente, politicamente, prendersela con persone oggettivamente più deboli (non necessariamente più impeccabili), che agire diversamente. Vicende come quelle riportate dalla stampa odierna, riferite al fallo nel quale è incorso il consigliere Cia mi ricordano tanto il “dagli all’untore!” di manzoniana memoria. Quando ci si vuole sostituire alle autorità preposte saltando a piè pari ogni doveroso grado di giudizio, facendosi poliziotto, pubblico ministero e giudice, ancor prima che il doveroso rispetto che si deve anche nei confronti di un indagato, si è smarrito, a mio parere, il buon senso. Purtroppo la cronaca è piena di siffatti esempi, basta scorrere i commenti, su qualunque vicenda, in calce ad articoli di giornale. E poi ci lamentiamo della disgregazione sociale in atto? della mancanza di coesione e solidarietà delle nostre comunità? Ma se lo sport nazionale diventa la ricerca del nemico, l’individuazione del capo espiatorio sul quale scaricare colpe vere e presunte di tutto quanto non va, piuttosto che l’individuazione e il superamento delle ingiustizie e delle diseguaglianze che creano povertà ed esclusione, come meravigliarsi che cresca in modo esponenziale l’indifferenza e il ricorso al si salvi chi può, nell’illusoria persuasione che la sicurezza (sine cura) si possa raggiungere autopromuovendosi tutori del “disordine costituito”?