Nell’uso comune, spiega il dizionario, lo stupido è colui che, che ha, o denota, scarsissima intelligenza, lentezza e fatica nell’apprendere, ottusità di mente.
Credo non sfugga a nessuno che abbia un minimo di intelligenza e capacità di giudizio e di valutazione, quanto l’essere umano (noi tutti, senza distinzione) dimostri stupidità in tanti campi, ma particolarmente per quanto attiene la violenza. In tanti siamo pronti a dichiararci convintamente non violenti, pacifisti. Tanto che ci costa? Poi nela vita pratica, quando ci troviamo a doverlo dimostrare nei fatti, ecco che cade la maschera dietro la quale fino a quel momento ci siamo riparati. Sì, perché è tanto facile affermare: io non mi sarei comportato così, oppure domandarsi come sia possibile che accadano determinate cose, quando siamo scossi da qualche fatto di cronaca, come la strage di questi giorni negli USA, e certamente con ogni probabilità mai arriveremmo a tanto. Però non basta, sarebbe un po’ troppo comodo ritenersi per questo persone non violente. È anche nei rapporti quotidiani, a iniziare dal linguaggio, dai sentimenti che esprimiamo che si misura il grado delle nostre più profonde convinzioni in questo campo. È dal cuore dell’uomo che vengono tutti i pensieri malvagi che portano al male, avverte Gesù di Nazareth. Anche gli omicidi, i furti, le menzogne, gli insulti. È il nostro intimo che dobbiamo curare, innanzitutto, se vogliamo diventare persone di pace. A livello teorico tutti sappiamo quanto questo sia vero. Credo non esista persona al mondo che non lo abbia provato. Così come tutti dovrebbero sapere – la storia è lì a dimostrarlo in tutta la sua crudezza, per chi ne voglia fare tesoro – che la violenza non è mai stata la soluzione delle controversie e dei conflitti inevitabili tra gruppi e persone. Tuttavia continuiamo ad ostinarci a percorrere strade già conosciute. A livello di singoli e di stati, l’idea che si possa vivere e con-vivere in modo diverso che per il passato continua ad essere considerata una pura illusione. Certamente aveva ragione Gandhi nel sostenere che il sentiero della nonviolenza richiede molto più coraggio di quello della violenza e noi, stupidi, continuiamo a ritenere che sia da coraggiosi usare la violenza. Pare quasi che ci affascini, l’uso della forza e che sia radicata in noi la convinzione che il male si possa (o si debba) contrastare con altro male; possibilmente maggiore. Quando rinsaviremo? Quando impareremo che la nonviolenza è amare anche chi ci odia. «So quanto sia difficile seguire questa grandiosa Legge dell’Amore. – affermava ancora Gandhi – Ma non è sempre così, con tutte le cose grandi e buone? Amare chi ci odia è la cosa più difficile di tutte. Ma, con la grazia di Dio, anche realizzare questa difficilissima cosa diventerà facile, se lo desideriamo».
Per cominciare potremmo fare nostre queste sue parole:
Prendi un sorriso, regalalo a chi non l’ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole, fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente, fa’ bagnare chi vive nel fango.
Prendi una lacrima, passala sul volto di chi non ha mai pianto.
Prendi il coraggio mettilo nell’animo di chi non sa lottare.
Scopri la vita, raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza e vivi nella sua luce.
Prendi la bontà e donala a chi non sa donare.
Scopri l’amore e fallo conoscere al mondo
Il mondo cambierà nella misura del nostro cambiamento. Non sarà qualche cosa di subitaneo, di grandioso, di solenne, ma piuttosto di apparentemente piccolo, modesto. Avrà i colori dell’aurora che annuncia un nuovo giorno.