Purtroppo sono più numerosi gli uomini che costruiscono muri di quelli che costruiscono ponti; così recita un proverbio cinese. Come confutare tale considerazione?
Osservando la realtà che ci attornia e quanto sta avvenendo in Europa, pare proprio che prevalgano le chiusure rispetto alla fatica richiesta dalla ricerca di risposte nuove ai tanti problemi che ci angustiano e stanno dinanzi a noi. Nel pensiero di molti prevale il conservatorismo, se non addirittura la voglia di riportare indietro le lancette della storia, nell’illusione di poter far fronte in modo più efficace alle tante sfide del nostro tempo. Così crescono i muri, non solo fisici, ma anche interiori verso tutto ciò che è percepito come diverso; altro da sé, straniero. Avviene, ad ogni livello, un po’ quello che fece uno dei protagonisti della nota parabola evangelica dei talenti. Uno dei tre protagonisti, quello che aveva ricevuto un solo talento, invece che trafficarlo come gli altri due, preferì sotterrarlo e conservarlo così come ricevuto. L’ossessione per la sua sicurezza, la paura del rischio, lo avevano indotto a fare l’unica cosa che sanno fare i pavidi, i paurosi: vivacchiare in una pseudo tranquillità, evitando di confrontarsi con i problemi reali. La vita però richiede altro: chiede responsabilità, impegno, apertura, disponibilità a giocarsi il rischio anche del fallimento. Diversamente sarebbe una vita sterile, senza futuro. Ieri si è celebrata la liberazione dal nazifascismo. Se i nostri padri, i nostri nonni si fossero lasciati guidare dall’ interesse, spicciolo, quello personale, se non fossero stati animati da grandi ideali, se non avessero rischiato la stessa vita (e molti sono morti anche molto giovani a causa del credo che li animava), non avremmo mai conosciuto i tempi nuovi che sono seguiti. Credo che il modo migliore per onorare quanti hanno combattuto per gli ideali di libertà, democrazia, quanti sono caduti per consegnarci un futuro migliore, consista nel farsi interpreti, oggi, di una nuova resistenza contro tutto ciò tende a svilire quella del passato. Occorre resistere e combattere, con le armi della democrazia, dell’impegno civile, della solidarietà, contro chi innalza muri, filo spinato, aizza la gente con proclami xenofobi e razzisti verso i perseguitati di oggi. Come già in passato, anche ora, la scelta è tra un mondo vecchio, cadente e sanguinario e uno nuovo da costruire. Il futuro appartiene, lo si voglia o no, a chi sceglie la vita; la vita buona e bella per tutti.