La paura, così ci dicono gli esperti, è un’emozione che serve a comunicarci un potenziale pericolo. Naturalmente ogni valutazione in merito è sempre soggettiva.
La diversità dei vissuti e delle esperienze personali gioca un ruolo importante d’interpretazione. Ciò che viene vissuto come inevitabile, la percezione di un pericolo, non necessariamente è realista. La nostra immaginazione, nella formazione delle percezioni riveste un ruolo importante. È l’immaginare quello che potrebbe succederci che scatena l’emozione. Naturalmente le reazioni che assumiamo davanti alla paura ci possono essere di aiuto per affrontare in modo adeguato possibili pericoli, ma quando la paura è largamente immotivata, e le possibili reazioni del tutto fuori luogo, allora significa che in noi sta suonando un campanello d’allarme. Significa che a monte sussiste un problema non indagato, capace di renderci inadeguati ad affrontare le varie situazioni, con il rischio di rimanere bloccati in un’esistenza assai limitata. Per tanti versi è quanto sta succedendo a livello politico e sociale, in Italia e in Europa. Dinanzi a problemi certamente nuovi e drammatici, quali quello dell’immigrazione, così come è venuto manifestandosi in questi ultimi tempi, le reazioni messe in campo a livello comunitario, narrano di un corpo ammalato che non sa più reagire in modo adeguato alle sfide del nostro tempo. I rimedi immaginati e attuati in vari paesi europei dicono che anziché cercare di “addomesticare” le paure, come sarebbe richiesto se riguardassero un singolo soggetto, si opera per enfatizzarle, nutrirle, nella vana illusione di poterle così esorcizzare. L’inquietudine, l’agitazione, la paura paiono al presente dei fantasmi che a qualcuno interessa mostrare come reali. Sulla paura non si è mai costruito niente di buono. La storia in questo senso dovrebbe esserci maestra, ma evidentemente per molti non è affatto così, ad una semplice analisi, anche superficiale, di quanto sta accadendo. Muri, barriere, filo spinato e la forza militare messa in campo per bloccare, respingere quanti fuggono da povertà e violenza, allo scopo di dissuaderli dal proseguire la loro marcia forzata verso lidi immaginati come migliori, non sortiranno alcun effetto duraturo. Finiranno con il ritorcersi verso chi li ha messi in campo. Si possono bloccare le merci i prodotti; le persone, no, per il semplice fatto che a differenze delle prime, le persone hanno il terribile difetto di pensare.
Esistono i così detti rimedi di Bach, nella medicina alternativa per curare i disordini della personalità. Non sono un esperto, e non saprei dire quanto sono efficaci, ma pare che siano ampiamente conosciuti e costituiscano un metodo semplice e naturale di cura. Sono molti i fiori e le piante che vengono usate per la cura di disturbi, i più diversi. Forse anche per superare le attuali chiusure, gli attuali egoismi, per combattere paure immotivate e impedire un ritorno ad un passato fatto di nazionalismi e contrapposizioni, abbiamo bisogno tutti quanti di una profonda cura omeopatica: contro ogni ansia, tormento, e fuga dal confronto, imparare a trovare pace e serenità con se stessi e gli altri. Crescere in empatia e profondità per sconfiggere l’arroganza e la rigidità dei valori. Contro la perdita di controllo, imparare la serenità e la tranquillità interiore. Contro ogni pessimismo e scetticismo, imparare ad affrontare gli ostacoli per quelli che sono. Contro ogni frenesia e impazienza, imparare il rispetto degli altri, la pazienza e la profondità. Certo, se come pare sia per tanti, e di certo per chi sta ai vertici, i valori più importanti sono quelli economici e finanziari il futuro non sarà proprio roseo. Ma io continuo a rimanere ottimista, anche se non ingenuo, perché sono del parere che la vita sia più forte di ogni parziale e apparente sconfitta. E se nell’immediato non è lecito coltivare facili speranze, sono persuaso che alla fine non vinceranno i portatori di morte. Con l’impegno di tutti è possibile cambiare il mondo!