Un cinico è un uomo che conosce il prezzo di tutto e il valore di nulla, sosteneva Oscar Wilde. Come dargli torto? È bastato l’arresto con l’accusa di spaccio di alcuni profughi presenti in Trentino
per scatenare la solita e prevedibile bagarre all’insegna del motto “noi lo avevamo detto”. Che tra quanti sbarcano sulle nostre coste possano nascondersi persone propense pure a delinquere non è una novità. Ogni fenomeno sociale, tanto più di massa, quale quello delle migrazioni, presenta anche i suoi lati oscuri. La stessa storia della migrazione italiana è costellata di avvenimenti che certo non fecero onore ai tanti onesti concittadini mossi soltanto dal bisogno e dalla speranza di un futuro diverso. E come allora, nei paesi di approdo dei nostri connazionali, esistevano persone, forze politiche e gruppi di pressione che, basandosi su pregiudizi, oppure appellandosi a fatti di cronaca, bollavano tutti gli italiani di propensione al crimine, così avviene, a parti invertite, anche qui da noi. Costoro non hanno il dono del discernimento. Non ne sono proprio capaci. C’è da sperare che qualcuno tra loro sia idealmente daltonico; lo dico a loro discolpa. Più probabilmente, molti altri, sono semplicemente dei cinici, vale a dire persone, come annotava il Nobel per la letteratura Elias Canetti, “non in grado di aspettarsi da alcuno più di quanto noi stessi siamo”. Se così fosse, allora il “nemico” che tanto accanitamente combattono, a ogni stormir di fronda, in realtà è dentro di loro e non fanno altro che riversare su qualcuno di esterno: migranti, zingari, barboni, omosessuali, avversari veri o presunti, tutta la rabbia che covano in petto chissà da quanto. Ci sono persone che riescono perfino a mettere in dubbio storie vere, documentate di richiedenti asilo, e solo perché giudicano inappropriato il sorriso che, nonostante tutto quanto vissuto, qualcuno di loro riesce ancora a mostrare. Ricordo testimonianze di sopravvissuti ai lager nazisti che non seppero resistere allo scetticismo incontrato al ritorno, talvolta decidendo di farla finita. Il grande Charlie Chaplin sosteneva che più che “di intelligenza, abbiamo bisogno di dolcezza e bontà. Senza queste doti la vita sarà violenta e tutto andrà perduto”. Per concludere invito quanti lo desiderano a leggere la testimonianza di un medico tedesco che negli ultimi mesi ha lavorato in un centro di prima accoglienza in Germania.
https://casacaracala.wordpress.com/2016/02/18/from-munich-with-love/