Voi attentatori che avete falciato nel cuore dei giorni decine di giovani che avevano soltanto il torto di vivere in modo diverso dal vostro; di pensare in modo difforme, di credere o non credere nel vostro Dio o in un altro, voi non riuscirete a farvi odiare da me.
Il dolore che ho dentro è tanto, è immenso, ma è lo stesso che da sempre, ogni volta che sento di morti ammazzati mi prende, mi interroga, non mi lascia dormire tranquillo. Mi spinge a chiedermi il perché di tanta assurdità ancora presente nel mondo. Non mi importa, non me ne è mai importato del colore della pelle, del credo religioso, filosofico dei morti ammazzati. Li ho sempre sentiti fratelli di umanità. E se oggi grido la mia rivolta verso voi, sappiate che ieri e ieri l’altro e anche oggi, la grido verso quanti, con mezzi diversi, più gradi e sofisticati, con la scusa di combattervi, dopo avervi allevati e finanziati, ora assieme a voi uccidono donne, vecchi, bambini senza curarsi di chi cade ammazzato. Come a voi, neanche a loro interessa chi sono quanti cadono senza sapere il perché. È tutta gente che avrebbe voluto vivere ancora; ancora amare in questo presente feriale che a voi non interessa. Voi tutti che riponete la vostra fiducia nelle armi e nella violenza, nel sopruso e nell’ingiustizia, che amate rivestire di credi patriottici o religiosi per nascondere i vostri veri interessi, sappiate che siamo in tanti a non credervi e a volere un mondo diverso nel quale ci sia spazio, vita buona per tutti. Certo, possiamo apparire ingenui, idealisti, sognatori, destinati a soccombere travolti dall’odio che diffondete nel mondo. Può anche essere che per un tempo non breve voi possiate prevalere, ma la vostra sarà sempre una vittoria di Pirro. L’odio, la violenza non hanno mai costruito niente di buono nel mondo, ecco perché io non voglio assomigliarvi e prego l’unico Dio che in troppi, strattonandolo di qui e di là, ritengono solo loro, con le parole dei monaci trappisti di Tibhirine: «Signore, disarmali! Signore disarmaci!».