Sono onnipresenti, nei vari talk show, gli immarcescibili condottieri, i pretoriani sempre disposti a menare le mani ogni qualvolta si presenti, sulla scena nazionale o internazionale, qualche situazione di conflitto. Loro hanno la risposta sempre pronta: inconfutabile, semplice, elementare.
Ribattere colpo su colpo a veri o presunti nemici e avversari, magari decuplicando la potenza del colpo da inferire come risposta, pare essere l’unico assioma da loro conosciuto. Sentendoli parlare, lo confesso, mi prudono le mani, ma mi accontento di auspicare che se davvero è tanta la loro voglia di cimentarsi in qualche battaglia, decidano, una buona volta, di prender su e andarsene a combattere sul campo, armi in pugno, e fare quanto vorrebbero facessero i nostri soldati. Un tempo i condottieri veri marciavano in testa alle loro truppe sui campi di battaglia, questi, dei nostri giorni, più “ducescamente” amano “l’armiamoci e partite”, non si sa mai!
Anche molta gente semplice, in questa temperie, rischia di farsi fagocitare dai condottieri da salotto, lasciandosi persuadere che l’unica risposta al terrorismo sia la guerra senza quartiere, magari aumentando i bombardamenti in corso. Piccola parentesi: cosa si sta bombardando, dal momento che non abbiamo quasi notizia circa gli obiettivi colpiti e resi inoffensivi? Zone deserte, oppure civili di cui è meglio non sapere niente? Renzi ha dichiarato che è opportuno e necessario investire in sicurezza e in cultura per sconfiggere il terrorismo. Parole sante e condivisibili, se non si tratta di una delle tante “renzinate” o di una sparata estemporanea, tanto per apparire diverso. Non c’è dubbio che il maggior investimento, se davvero si vuole combattere alla radice il fenomeno del terrorismo, debba avvenire sul piano della giustizia, su quello della cultura e della sicurezza senza abdicare alla democrazia. E per togliere ai tagliagole dell’Isis il terreno che occupano non serve muovere loro guerra, ma una reale operazione di polizia sotto l’egida dell’ONU. E prima ancora prosciugare ogni forma di finanziamento e di vendita di armi a loro favore. La strada da percorrere esiste, quello che manca è la volontà di farlo, perché gli interessi in campo sono molteplici, opachi e loschi. Credo sia comprensibile a tutti che una lotta asimmetrica, come quella in corso, tra le varie sigle terroristiche in campo e gli stati sovrani non sia pensabile vincerla con le armi tradizionali. A che serve avere la bomba atomica per difendersi da uno che ti vuole accoltellare o sparare su un gruppo di persone inermi intente a vivere il quotidiano? Da bambino ero un po’ mariuolo e qualche volta mi è capitato, per la curiosità di osservare come era fatto, di distruggere un formicaio. Il risultato era di cospargere tutto il terreno attorno di formiche, ora non più concentrate in un luogo solo e renderle più aggressive. Forse il raffronto può lasciare a desiderare, ma a me pare sia quanto è avvenuto con le varie guerre combattute in questi ultimi vent’anni, a iniziare da quella in Afghanistan, Iraq, per arrivare a quella più recente, in Libia.
«Non è affatto troppo tardi per cambiare mente e politiche, licenziare la guerra e il suo prodotto, il terrorismo, celebrare il Dio misericordioso e non violento di tutte le religioni e dare inizio all’epoca nuova» scrive Raniero La Valle. Sono dello stesso parere anch’io, però bisogna volerlo. Certo, anche operare in modo diverso comporta dei costi e soprattutto uno sforzo collettivo di cambio di mentalità. Però si può e inoltre conviene, se davvero ci sta a cuore un mondo migliore per tutti. Allora lasciamo ai guerrieri da salotto la loro logorroica propensione a incitare alla guerra e noi operiamo più convintamente a favore di una pace vera nella giustizia.