Siamo alla follia vera e propria ed è singolare che a innalzare nuovi muri siano Paesi che in un passato, neanche tanto lontano, li avevano provati sulla loro stessa pelle, soffrendo le medesime privazioni che ora vorrebbero infliggere ad altri.
L’Ungheria, e in questo non fa altro che allinearsi ad altri nel mondo, vuole costruire un muro che sigilli i suoi confini con la Serbia per impedire che da quel fronte entrino nel Paese i migranti. La cortina di ferro del secondo dopo guerra non ha potuto soffocare il desiderio di libertà dei Popoli che abitavano oltre quel confine tracciato da chi credeva di poter sottomettere anche il pensiero, né i regimi dittatoriali dell’Est hanno prevalso alla fine, nemmeno sulla popolazione magiara. I governanti, di qualunque colore e ideologia, mostrano di essere stupidi molto più di quanto diano a vedere, se ritengono di poter racchiudere il desiderio di vita che abita nel cuore di ogni persona. Però insistono ad agire come se la storia non fosse maestra, ma forse non l’hanno nemmeno studiata, di certo mostrano di conoscerla poco. Per dirla con Eraclito, “Si purificano insozzandosi con altro sangue, come se uno, cacciatosi nella melma, si detergesse con la melma. Se qualcuno lo vedesse far questo, lo riterrebbe folle”. Avete mai visto una pianta di fico? Cresce tra le pieghe e le fessure di muri, in posti che sembrerebbero fatti per soffocare sul nascere ogni forma di vita. La vita, l’energia che muove le persone alla ricerca della felicità, ovvero delle possibilità di un’esistenza semplicemente “normale”, nella quale sia possibile non soffrire più del dovuto, amare, lavorare, vivere relazioni significative, gratificanti, è come le piante di fico: non si arrende davanti a nessun ostacolo per quanto sia grande, e all’apparenza impossibile da scavalcare. E quando fiorisce, la vita, magari dopo infinite traversie, ha il sapore dolce profumato, odoroso, gustoso dei fichi. Allora perché impedire che si sviluppi e dia frutto? Ne guadagneremmo tutti quanti. Purtroppo c’è chi non si avvede, o finge di non vedere, e la colpa allora è ancora più grave, che non esistono, barrire, muri, recinti che possano impedire alla vita di avanzare. Quanti la vogliono soffocare, che lo sappiano o meno, sono solo degli assassini. Qualcuno, lancia in resta, chi in modo sbracato, chi con fare più raffinato, ma solamente per miope tornaconto, si arroga il diritto di stabilire chi possa vivere e chi soccombere e morire, usurpa un diritto che non gli appartiene. La vita è delle persone; nessuno ne può disporre a piacere. Chi poi sostiene di non dover domandare perdono a nessuno (Slavini), mi ricorda un uomo che era salito al Tempio per pregare e lo fece con queste parole: «O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo». (Lc. 18,11.12) Mi chiedo quali traumi certuni abbiano vissuto nell’infanzia per mostrarsi così rancorosi verso quanti versano nel bisogno. Sono solo da compatire e al contempo non permettere che prevalgano nela coscienza dei più, pena il nostro naufragare come umani.