Attirano persone, non c’è che dire i vari vip che affollano la decima edizione del festival dell’economia, qui a Trento. Il tema è certamente di attualità e interessante, eppure non posso fare a meno di sorridere, costatando che a intrattenere sulla questione siano i soliti noti.
Come a dire che a parlarci delle cause e delle motivazioni che impediscono, frenano, la possibilità per quanti stanno in basso nella scala sociale, di salire più in alto, sono gli stessi che fanno parte di quel tappo, nel collo di bottiglia, che impediscono l’emergere di nuovi talenti. Gli esempi si sprecano. Ne basti uno tra i tanti e non me ne voglia l’interessata. A guidare il dibattito di ieri tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il suo omologo francese Valls, chi ti vanno a pescare? La pura brava e simpatica, ma anche sempiterna, Lilli Gruber. Allora mi chiedo: ma tra tanti giornalisti locali, pur bravi anche se meno noti, compresi i tanti giovani precari del mestiere, davvero non ce n’era uno all’altezza del compito? Ma forse la colpa è anche nostra che siamo sempre pronti a rincorrere coloro che già sono noti e conosciuti, a prescindere da ogni altra considerazione. Sì, insomma, diciamocelo chiaramente, abbiamo bisogno di “idoli” per muoverci da casa. La sostanza conta molto molto meno. Allora di che ci lamentiamo? E questo vale in ogni campo. Fate un po’ voi. Ciascuno può farne un elenco di ambiti nei quali la passione, il sapere, le capacità, il talento contino davvero. Se non sei nessuno, se non hai un nome, se non sei sponsorizzato come richiesto, da qualcuno che conti, abbia influenza, puoi essere ance un genio, nessuno ti farà caso. Allora ben vengano i vari professori a intrattenerci sui massimi sistemi, ma almeno provino a farsi accompagnare qualche volta anche da talentosi sconosciuti che abbiano qualche cosa da raccontare, magari per esperienza vissuta in prima persona e poi abbiano la decenza di farsi da parte. Anche questo, forse, è un modo per consentire quella mobilità sociale di cui tanto difettiamo.