Lo guardo un po’ stranito quando se ne esce con quella esclamazione, non comprendendo bene a chi e cosa si riferisca. Stavamo seguendo il TG in quel momento (ieri sera) e stavano parlando dei profughi che si riversano a migliaia sulle nostre coste.
L’amico, un guineano, quindi un africano di cui so davvero poco, si porta le mani alla testa, sconsolato. Gli chiedo un chiarimento e lui mi ripete che è una gran vergogna che così tante persone siano costrette a quei viaggi disperati. Mi dice che a vergognarsi sono i capi africani dei paesi dai quali scappano, che dovrebbero pensare a smetterla con le guerre e con tate altre scelleratezze delle quali sono responsabili. Come dargli torto? Eppure, a ben riflettere, non sono solo loro a doversi vergognare. Anche quanti in quei conflitti hanno interessi, vendono armi, speculano sul dolore e le disgrazie di tanta gente. Anche l’Europa si deve vergognare, a iniziare dai tanti responsabili che sanno soltanto blaterare, a destra e a manca, senza un impegno serio, senza uno straccio di programmazione volto ad evitare viaggi che hanno per meta certa la morte. Un'altra ecatombe si è verificata nel frattempo, stanotte. Sarebbe ora che smettessimo di piangere lacrime da coccodrillo per ogni naufragio, volgendo ogni volta la testa da un’altra parte come non fosse successo niente. Se quanti fuggono, sono perseguitati, uccisi, ammazzati, fossero figli nostri, sorelle, fratelli, parenti, agiremmo certamente in tutt’altro modo. Ma sono sconosciuti. Sono “altro”, “altri” da noi, così che tra i “nostri” (ma nostri di chi? mi chiedo con orrore) ci sono anche quanti propongono di sparare su quella gente. Con il sorriso a ventiquattro carati. Davvero l’umanità pare essere naufragata in questo momento. I morti non sono quelli finiti in fondo al mare. Sono quanti, pur potendo intervenire non muovono un dito, preoccupati di cose più importanti: tenersi ben stretta la poltrona sotto il culo per timore perderla schierandosi a favore delle vittime e con il pretesto che non si possono accogliere tutti. Sono vari i fronti sui quali intervenire e non c’è scritto da nessuna parte che si debba accogliere da noi, magari in Italia, tutti coloro che fuggono. Si può e si deve intervenire anche a monte, là dove ha origine l’esodo imponente, solo che non si vuol fare perché gli intrecci economici, politici, strategici che stanno alla base di interessi inconfessabili, contano molto più delle vittime, considerate al più, effetti collaterali. Anche se può apparire del tutto inutile, improduttivo, perfino una perdita di tempo, vale la pena gridare ancora convintamente che la vita delle persone non può aver prezzo e che per nessuna si devono fare sconti. Vanno salvaguardate tutte sempre. Sempre!