L’antichissimo aforisma, di dubbia origine, è ben noto alla maggior parte delle persone: quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito. Solo che nel nostro caso lo stolto, meglio gli stolti, sembrerebbero essere i governi che, infatti, anziché guardare la luna, si soffermano sul dito.
Non già perché non abbiano occhi per vedere o perché siano poco dotati, poco intelligenti, ma, e questo è anche peggio, perché non vogliono proprio vedere. Dopo le frasi di circostanza, i silenzi, forse più imbarazzati che realmente commossi, di circostanza, perché l’omaggio silenzioso ai morti non si nega in queste congiunture, tornano a galla i veri intendimenti. Propositi che trasudano, neanche tanto velatamente, i tornaconti di parte, legati agli interessi contingenti. Ecco che allora gli obiettivi da conseguire, al di là delle dichiarazioni altisonanti, non sono quelli che il semplice buon senso, lo spirito di umanità suggerirebbe come prioritari, ma altri, riassumibili in ciò che ama sentirsi dire una parte di popolo, la “ggente”. Sappiamo che la paura è un’emozione dominata dall'istinto. E come tutte le emozioni, in sé non è negativa. È una reazione istintiva volta alla sopravvivenza, che irrompe ogni qualvolta si presenti un pericolo, vero o supposto, alla propria incolumità. Ora, affermare o lasciar credere che le poche migliaia di profughi che stanno premendo alle frontiere dell’Europa, possano rappresentare un pericolo per noi, è da stolti. Se l’Europa avesse davvero un’anima, come vorrebbe tanto far credere, da tempo avrebbe messo in atto le dovute contro misure per permettere la loro accoglienza in modo ordinato, programmato e soprattutto sicuro, anziché lasciarli in balia di trafficanti senza scrupoli, di nuovi schiavisti. Leader politici degni dell’appellativo di statista, anche a costo della propria impopolarità, avrebbero fatto ogni sforzo per convincere i propri concittadini della necessità, dell’urgenza, della improrogabilità dell’adozione di misure adeguate al bisogno. Anzi, avrebbero fatto di più. Si sarebbero liberati da molto tempo di politiche neocolonialiste nei confronti dei paesi di provenienza dei migranti e non avrebbero avviato accordi commerciali iniqui, finanziato guerre, esportato “democrazia” sulla punta dei fucili. Ma queste misure avrebbero avuto gravi conseguenze su tutti noi: avrebbero nuociuto al nostro standard di vita. Allora preferiscono mantenerci nella menzogna. Sappiamo che la falsità per sostenersi, per durare nel tempo, ha bisogno di nutrirsi di nuove menzogne, possibilmente credibili agli occhi di quanti invocano misure dettate dall’eccezionalità spettacolarizzata. Alla rappresentazione trasformata in show, non può che corrispondere qualcosa di analogo. Richiede di coprire, con fumogeni, quanto non si ha il coraggio di guardare con occhi di verità, sapendo, là dove occorra, fare ammenda. Si mostrano i muscoli là dove servirebbero intelligenza, perizia, abilità e competenza. Ci si illude che invitando ad ammirare il dito che mostra l’insufficienza di una visione ampia e alta, in grado di comprendere il fenomeno nella sua portata epocale, questo ci salvi dalla necessità di fare i conti con la luna. Luna, che è bene rilevare, non è soltanto dramma, difficolta, complicazione, ma anche risorsa, possibilità, ricchezza, occasione.