111 Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: "Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli".
2Ed egli disse loro: "Quando pregate, dite:
Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
3dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
4e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione".
A commento del brano odierno del vangelo si potrebbero dire molte cose e chi lo desidera può trovare degli ottimi commenti da parte di vari autori: teologi, biblisti. Mi limito a suggerire un paio di cose, forse semplici ma credo abbastanza importanti. Intanto l’unica volta che Gesù, rispondendo a una precisa domanda dei discepoli, formula una preghiera, non suggerisce una preghiera nel senso che abitualmente diamo a questo termine. Si tratta più che altro di un “riassunto”, per così dire, di quello che dovrebbe essere il nostro atteggiamento nei confronti del Padre. Un atteggiamento di assoluta fiducia e un impegno a realizzare ciò che seguendo la chiamata del Signore ci siamo impegnati a vivere e fare. È un ricordare a noi stessi che siamo nel cuore del Padre, che crediamo che ha cura di noi e al quale con confidenza figliale chiediamo di aiutarci a vivere da esseri da lui amati, capaci a nostra volta di amare tutti, compresi i nemici.