29Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: "Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. 30Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione.
31Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. 32Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona.
Non siamo diversi neppure noi, confessiamolo, dagli ascoltatori di Gesù che domandavano un segno particolare, prodigioso, per decidersi a credere e mutare vita. Accampiamo facilmente scuse per non deciderci a quel passo che è il solo che può davvero fare la differenza e cambiare in meglio il nostro vivere e quello di tutti. Smetterla di pensare a noi stessi come misura del mondo e aprirci agli altri, imparando ad amarli senza condizioni. I tempi tragici che stiamo vivendo, non sono forse un segno sufficiente a dimostrarci che il mondo così come lo abbiamo costruito non ha futuro? Di cosa abbiamo ancora bisogno per rendercene conto? Certo, molte responsabilità sono in capo a chi detiene il potere politico, economico finanziario e militare. La domanda che dobbiamo porci è: abbiamo fatto abbastanza, per quanto ci era possibile, perché in posti di responsabilità accedessero persone meritevoli di occupare quei posti? E perché si operasse per il disarmo e la pace, abbiamo fatto quanto necessario oppure ci siamo accontentati che se ne occupassero altri? Più che cercare segni da chiedere a Dio per dimostrarci la sua presenza e la sua bontà, dovremmo chiedergli di farci capaci di essere noi segno di lui e del suo amore nella nostra vita.