Lc13,18-21
18 Diceva dunque: "A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? 19 È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami".
20 E disse ancora: "A che cosa posso paragonare il regno di Dio? 21 È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata".
Re, regine regni per come li conosciamo dalla favole oggi non esistono e là dove esistono ancora regnanti sono divenuti un po’ ovunque figure solo rappresentative non detenendo più le prerogative di una volta per cui affermavano di essere re per volere di Dio. Non così ai tempi di Gesù. Ma anche ai nostri giorni, con modalità diverse, i vari poteri terreni, meglio mondani, si arrogano prerogative divine, vale a dire indiscutibili. Il regno che annuncia Gesù è un regno davvero strano. Un regno che quasi non si nota ma che nella sua apparente piccolezza ha la “pretesa” di informare il mondo intero. Sì, Dio desidera regnare su noi tutti, ma non come despota ma come Padre amorevole, di tenerezza infinita, cosa che gli è possibile a condizione che ciascuno di noi glielo consenta. Non ci violentai nella nostra libertà Dio; cammina con noi e ci si offre come amore che vivifica. Ecco perché il suo regno, la sua signoria, anche nel momento di massimo sviluppo ha la dimensione di un ortaggio quale è la pianta di senape. È un Dio infinitamente piccolo quello che dispiega la sua grandezza.