(Lc 11,37-41)
37 Mentre stava parlando , un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. 38 Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo.
39 Allora il Signore gli disse: "Voi farisei pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. 40 Stolti! Colui che ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l'interno? 41 Date piuttosto in elemosina quello che c'è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro.
Gesù non rifiuta l’invito di nessuno, neanche del fariseo che lo invita a pranzo a casa sua, magari allo scopo di metterlo in imbarazzo; chissà. Invece il pasto offerto dal fariseo è a lui stesso che rimane indigesto. Il maestro si side a tavola senza attenersi a tutte quelle abluzioni che erano di tutta evidenza manifestazioni esteriori di una purità che non trovava riscontro nell’intimo delle persone che le praticavano. Gesù non guarda alle apparenze che sono sempre ingannevoli; va alla sostanza delle cose dicendo, come si suol dire, pane al pane e vino al vino. A cosa serve pulire in modo certosino le stoviglie si si ha il cuore pieno di avidità e di cattiveria? Detto oggi, cosa servono pratiche esteriori di religiosità che non si sostanziano in un operare per il bene delle persone, la loro crescita umana fisica e spirituale, se non si è disposti a farsi dono nei confronti dei fratelli? La misura della bontà di ciascuno di noi, della somiglianza all’agire del Padre la si ricava da quanto siamo disposti a spenderci perché nessuno sia nel bisogno. Se non facciamo questo, le nostre liturgie, le nostre messe, il nostro pregare somigliano tanto alla pulizia delle stoviglie dei farisei: sono riti vuoti.