Mt 12,46-50
46 Mentre egli parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli.
47 Qualcuno gli disse: "Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti". 48 Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?". 49 Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: "Ecco mia madre e i miei fratelli! 50 Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre".
Gesù relativizza i legami di sangue e di parentela. Lo fa in un popolo, una società e un tempo nel quale a quei legami era assegnato un valore che era decisamente prevalente rispetto ad altri. Tuttavia anche nel nostro tempo, noto per essere quello di legami liquidi, ai legami di sangue e di parentela tante volte si assegna un qualità esagerata che porta certuni a chiudersi nel proprio privato senza capacità di accogliere il diverso, l’altro da me, lo straniero. Per il cristiano non può essere così e il compito che gli deriva dall’essere discepolo del Signore è un compito al contempo straordinariamente arduo ed entusiasmante: essere fratello, sorella e madre dello stesso Cristo. I termini fratello e sorella rimandano a una comune genitorialità, a una comune condizione spirituale, ad una somiglianza, all’affetto reciproco e a un buon rapporto reciproco, ma anche a tutto il suo contrario se il rapporto fraterno è del tipo fratelli coltelli. Solo facendo la volontà del Padre si può essere fratello o sorella del Signore. Essere madre del Signore significa che siamo vocati a metterlo ogni giorno al mondo, curando che la sua la sua immagine sia la più autentica e veritiera, perché anche altri possano riconoscerlo e accoglierlo come loro Determinante.