Mt 5,43-48
43Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44 Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano,
45 affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46 Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47 E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48 Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.
Il vangelo di Gesù Cristo è sovversivo perché ribalta completamente il pensare e l’agire comune spesso identificato con il buon senso. È talmente sovversivo che se preso e vissuto alla lettera avrebbe il potere di cambiare il mondo, la condizione umana e trasformare l’umanità in un convivio di fratelli. Ma siamo tutti, chi più chi meno, piuttosto restii a viverlo con la radicalità richiesta. Amare i nemici! Quanta retorica attorno al concetto di nemico indicato di volta in volta in un popolo, in una etnia, in una classe sociale. Sovente l’individuazione del nemico vero, o presunto che fosse, – comunque sempre da combattere – è stato tollerato se non benedetto da parte di cristiani. Eppure Cristo è esplicito a questo riguardo: il nemico: deve essere amato. Non si tratta di un amore generico, né tantomeno silente che tace dinanzi all’ingiustizia, la prevaricazione, il male. L’amore per i nemici è un amore esigente volto a salvare anche chi ci fa del male. Da cosa nasce questo “dovere” di amare il nemico? Dal fatto che noi siamo amati senza misura, senza condizioni, senza se e senza ma, per usare una espressione corrente, dal Padre al quale dobbiamo assomigliare.