Non è rivendicato in modo esplicito, né teorizzato apertamente, ma a giudicare da quanto si sente ripetutamente affermare e da quanto è dato di leggere circa determinate proteste di questi giorni, pare proprio che da parte di non poca gente ciò che davvero si invoca sia il diritto di essere e rimanere ignoranti.
Come si potrebbero diversamente spiegare talune ostinazioni volte a negare la realtà dei fatti, a mettere in discussione evidenze scientifiche, affidandosi a tesi complottiste per spiegare l’origine, la cura e la prevenzione dell’epidemia, purtroppo, ancora in corso? La rete è un grande strumento di comunicazione e diffusione di notizie, opinioni, valutazioni, tesi e contro tesi; quindi potenzialmente uno strumento di esercizio della democrazia. Il problema, come sempre, non risiede nello strumento, quanto nel suo uso. Se anziché dispositivo di intervento, partecipazione e trasmissione è assunto a divinità indiscussa senza alcuno sforzo di approfondimento, di analisi delle fonti, e verifica delle stesse e della loro veridicità, allora sarà possibile sostenere, dagli uni e dagli altri, le teorie più disparate e contrapposte, con uguale vigore e pretesa di verità e imparzialità perché non saranno più le argomentazioni in favore di una tesi o dell’altra a fare la differenza, quanto le fede che si presta ad una idea, ad un argomento, ad una persona. Che le falsità, le frottole, le infondatezze abbiano tanta attrazione non dovrebbe più di tanto meravigliare. In passato a sostengo della validità e fondatezza di una determinata notizia si usava dire: lo hanno detto in TV. Oggi ci si riferisce ai vari, più o meno titolati, influencer. Anziché formare il proprio sapere attraverso lo studio, la conoscenza e l’approfondimento, si preferisce delegare ad altri la fatica di pensare, ricorrendo a ricette a la carte, pronte all’uso, anche se di dubbia provenienza ed incerto fondamento. Prevale, nel sentire di molti, il bisogno di avere conferme di comodo, interessate, collimanti con la propria visione, magari distorta, della vita, piuttosto che la ricerca faticosa del vero, del buono, del bello. A questo scopo l’ignoranza si presta in modo egregio, senza tralasciare che c’è chi ha tutto l’interesse a che prevalga, perché solo persone davvero libere possono opporsi, non a dittature ipotizzate e di comodo, inventate sul momento per sostenere l’insostenibile, ma a quelle reali che dell’ignoranza e della credulità della gente si nutrono.