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06 ott 2020
IL PAPA È DI SINISTRA?
Scritto da Piergiorgio |
Letto 7243 volte | Pubblicato in Il mio blog
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È l’accusa ricorrente, e non da oggi, rivolta contro papa Francesco, quella di essere un papa di sinistra, un comunista camuffato e altre contumelie il cui elenco sarebbe piuttosto lungo, ma sul quale non vale la pena insistere oltre.

Per altro accuse simili non sono nuove nei confronti di cristiani, sia preti che laici, che nel corso della loro vita hanno avuto il solo “torto” di prendere sul serio il messaggio evangelico di Gesù di Nazaret e che per questa sola ragione sono stati di volta in volta emarginati, perseguitati e perfino uccisi. Del resto lo aveva profetizzato lo stesso Gesù per i sui seguaci dicendo loro che non dovevano aspettarsi di essere trattati più benevolmente di quanto non sia stato trattato lui. E la ragione è molto semplice: il messaggio e la vita stessa del profeta di Nazaret è stata ed è sovversiva dell’ordine (disordine) su cui si regge il mondo. Ma allora come si spiega l’accanimento contro l’attuale pontefice, così virulento, a differenza di altri che lo hanno preceduto? Dobbiamo pensare che gli altri papi siano stati meno fedeli al vangelo di papa Francesco? La domanda non è peregrina. Scorrendo altre encicliche sociali precedenti a quelle dell’attuale pontefice possiamo certamente trovare condanne simili a quelle che si riscontrano nella Laudato si e nella recentissima Fratelli tutti del sistema capitalistico che la fa da padrone nel mondo. Cosa le differenzia? A mio parere c’è una prima differenza non trascurabile legata allo stile e alla personalità di ciascun papa che gioca un ruolo non secondario. In secondo luogo, e questo già lo affermava il vescovo brasiliano Helder Camara, un conto è occuparsi di poveri, soccorrendoli, e allora si può perfino essere considerati dei santi, un conto ancora, mentre li si soccorre, denunciare le ragioni per le quali sono poveri. In questo secondo caso possiamo stare certi che l’accusa di comunismo è lì pronta ad essere brandita contro chi lo fa. E se c’è una cosa che papa Francesco ha fatto e fa in continuazione è proprio denunciare le cause che stanno alla base delle ingiustizie, delle povertà, dell’ emarginazione, dello sfruttamento, della guerra, facendo, per così dire, nomi e cognomi dei responsabili. Questo è intollerabile per chi sulla discriminazione tra le persone, i popoli costruisce il proprio potere, il proprio dominio, la propria ricchezza. Ci sono due modi di vivere il Vangelo: uno è quello di chi si limita a curare le ferite (mettere cerotti), cosa certamente apprezzabile e anche doverosa, l’altro è quello di chi alla cura delle ferite accompagna la denuncia di chi le imprime e che per questo diventa scomodo. Allora, per tornare alla domanda inziale, ritengo che non sia tanto il Papa che è di sinistra, ma semmai che chi è di sinistra, concetto nato ben molto tempo dopo l’evento Gesù di Nazareth, è costitutivamente più vicino, per lo meno su determinati temi e nell’impegno a costruire una società più uguale, giusta e fraterna al messaggio evangelico di quanto non lo siano coloro che al contrario auspicano e operano per una società basta sul privilegio, la suddivisione tra ricchi e scartati e che per perseguire questi scopi non esitano a far strame di ogni di diritto in capo a persone popoli e della stessa terra considerata come proprietà privata da spremere e sfruttare senza alcun limite. Ma nell’operato di papa Francesco c’è un ulteriore aspetto che fa inorridire la cerchia dei soliti benpensanti, di quanti si riempiono la bocca di dio, patria e famiglia, a iniziare da dentro la stessa Chiesa: il fatto che con il suo modo di agire non appaia tanto preoccupato di “portare gli uomini a Dio”, ma, capovolgendo l’assioma, e sullo stile di Gesù di Nazaret, di portare Dio agli uomini. La Chiesa in uscita auspicata da papa Francesco è una comunità, magari ferita essa stessa, che ha il coraggio di lasciare le proprie sicurezze per chinarsi sull’uomo ferito e ridargli vita e salute. Come Francesco d’Assisi, per farsi incontro al lebbroso lungo strada è necessario scendere da cavallo, lasciare la propria cavalcatura che stabilisce una distanza e una supposta supremazia e solo allora si è in grado di abbracciarlo. Il povero, il derelitto, il senza diritti ha bisogno di essere riconosciuto nella sua dignità di persona e essere accolto su un piano di parità. Questo comporta un abbassamento da parte nostra; quindi un sovvertimento degli attuali assetti sociali, economici e politici, ma è l’unica strada possibile per costruire sororità e fraternità tra gli uomini.

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