Ormai manca poco all’appuntamento elettorale per le elezioni europee. Non so quanti sono consapevoli dell’importanza per il futuro nostro e delle nuove generazioni di questa tornata elettorale.
Non è un appuntamento come tanti altri. Segnerà a lungo il nostro avvenire perché, al di là di ogni altra considerazione, si deciderà se sarà l’Europa dei popoli ad avere un futuro oppure quella dei nazionalisti e dei populisti, di quanti la vorrebbero cambiare per distruggerla. Sappiamo bene che l’attuale unione non corrisponde al sogno di chi l’ha voluta e perseguita in passato, sappiamo pure che sono molte le questioni aperte, critiche che sono da modificare, ma è altrettanto vero che solo se sarà sbarrato il passo a quanti la vogliono distruggere sarà ragionevolmente possibile una ripartenza su basi nuove. Ecco perché è importante che in molti si voti e si voti per quelle forze autenticamente interessate a fare avanzare il processo di unità nella diversità e di “rifondazione” attraverso un approccio alle questioni aperte, sul tappetto che si chiamano maggiore giustizia sociale, lavoro, fisco, diritti, gestione intelligente del fenomeno migratorio basato sul riconoscimento dei diritti dei nuovi arrivati e della loro integrazione nela comunità europea tramite la collaborazione di tutti i paesi membri. Sta girando un video, che è di questi giorni, di una conversazione tra Enrico Letta e lo scrittore Daniel Pennac nel quale lo scrittore prova a immaginare come sarebbe diversa oggi l’Europa se partire già dagli anni Ottanta fosse stato possibile una esperienza tipo Ersamus anche per ragazzi di 14/15 anni, di tutte le estrazioni sociali, quindi anche per quelli che erano privi di mezzi economici. Più avanti infatti afferma che per certuni questo è stato possibile perché figli di genitori che si potevano permettere periodi di vacanza nei vari paesi dell’Europa. Oggi avremmo giovani poliglotti in maggior numero, ma anche giovani in grado di capire la bellezza della differenza esistente tra i vari paesi in vari ambiti. Infine conclude che, seppure in ritardo è ancora possibile impegnarsi perché sia possibile avviarla a partire da ora, sapendo superare le inevitabili difficoltà e i timori di se ne deve occupare. Condivido totalmente le sue considerazioni. Sono del parere che la chiusura in noi stessi, nelle nostre piccole e sovente asfittiche comunità sia una delle ragioni che contribuiscono a farci vivere nela paura del futuro perché costretti a osservare il mondo da fuori, anziché da dentro la realtà che lo costituisce. Solo un Europa più bella potrà riservarci un futuro migliore e più desiderabile, ma un Europa più bella è possibile nella misura in cui in tanti avremo la possibilità e la curiosità di conoscerla de visu e saperla apprezzare vivendola. Sta a ciascuno di noi impegnarsi per rendere possibile tutto questo, anche, ma non solo, attraverso il voto del 26 maggio prossimo. Buon voto a tutti.