Ormai è un brand riproposto puntualmente ogni volta che sale la polemica su sicurezza e decoro in città. Magari un giorno la si farà pure questa sollecitata recinzione e allora, passato un po’ di tempo, ci ritroveremo a parlare ancora di sicurezza e decoro aventi come location altri territori.
Ho tentato qualche volta di raffigurarmi mentalmente una siffatta recinzione, trovando che sarebbe, anche dal punto estetico, per quanto abbellita, un obbrobrio. Cambierebbe il volto della città di Trento in senso peggiorativo. Ma anche dal punto di vista simbolico contribuirebbe ad offrire un’immagine della città distonica: accogliente e scartante al contempo. Che il disagio in quella piazza, così come in altri luoghi della città sia presente e talvolta pure accentuato è fuori discussione. Il tema non è questo, quanto piuttosto quali possano essere i rimedi migliori per rendere sicuri e vivibili i territori che abitiamo. Mi pare che ciò che difetta siano le analisi, tante volte, e che nelle proposte tendano a prevalere indicazioni di tipo radicale, o ritenute tali, certi che siano anche risolutive. Mi si perdonerà il confronto, ma trovo che certe proposte somiglino tanto a quelle in uso in passato in agricoltura, quando si riteneva di poter risolvere il problema di erbe infestanti con il diserbante, non tenendo in minima considerazione gli effetti dannosi che l’uso del pesticida avrebbe causato. Naturalmente è ben lontana da me l’idea di paragonare ad erbe infestanti le persone che vivono ai margini delle nostre comunità e nell’illegalità Forse però non è lo stesso sentire di altri. E per rimanere in argomento sono del parere che un approccio di tipo ecologico sarebbe, per quanto più faticoso e impegnativo, in grado di produrre risultati migliori, più vantaggiosi per tutti. Certo, per muoversi in questa direzione serve un cambio di tipo culturale coraggioso e sovversivo; uno sguardo altro, capace di indagare fino in fondo cause e motivazioni che contribuiscono a creare periferie esistenziali e voglia di operare nel segno di un cambiamento di tipo inclusivo, e che sappia, anche con quanti delinquono, avviare percorsi capaci di tornare a rendere giusti rapporti che non lo sono stati. La miglior prevenzione sta nel saper creare consenso attorno al rispetto delle regole, così che diventino scelta personale, convinzione. Ma se continuiamo ad offrire a quanti sono scartati vetrine piene di beni necessari e molti altri superflui, indicando come realizzazione personale possederli, specie questi ultimi, e ai quali aspirare, e al contempo nessuna chance di fruirne, possiamo illuderci che non li vogliano conseguire, anche in modo illecito? “Si può forse raccogliere uva dalla spine o fichi da un cespuglio?” interroga il vangelo di oggi. Forse ci sono persone che ritengono questo possibile. La realtà e la vita, mi pare, smentiscano questa illusione.