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08 lug 2017
LA DIGA PRIMA O POI CEDERÀ
Scritto da Piergiorgio |
Letto 8828 volte | Pubblicato in Il mio blog
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Si rimandano la palla l’un l’altro i leader di questa stanca Europa e fanno a gara a chi la spara più grossa, presentando non soluzioni che servono soltanto ad ingannare il tempo e mostrare alle varie opinioni pubbliche, smarrite e confuse, che hanno a cuore la soluzione dei drammatici problemi che questo nostro tempo presenta.

Di immigrazione sentiremo parlare ancora a lungo e sarà così per i prossimi decenni, perché riguarda milioni di persone che sono escluse dal banchetto della vita. Sono del parere che nessuna persona ami lasciare il proprio pase, specie se per farlo deve affrontare un viaggio pieno di incognite, drammatico e pericoloso come testimoniano le fin troppe storie di quanti approdano sulle nostre coste. E tuttavia ci sono ancora tante persone, e soprattutto esponenti politici, e questi sono meno scusabili, che amano presentare questi fuggitici come persone amanti dell’avventura, perditempo, delinquenti, o con tendenza innata a delinquere, che vanno fermati ad ogni costo. Possibilmente ai nastri di partenza, comunque lontano dai nostri sguardi. Ecco che allora presentano come un successo la chiusura della via dei Balcani ottenuta foraggiando lautamente un regime, quello turco, che definire democratico appare quantomeno irrazionale. Lo stesso risultato lo si si vorrebbe ottenere sulla sponda sud, con la Libia. È chiaro che poco importa ai fautori di simili trattati di quale sia il destino che tocca in sorte a quanti sono fermati al di là dei nostri confini. Importa che non giungano qua, poi, chi se ne importa! Torna prepotentemente d’attualità, in questi giorni, il refrain “aiutiamoli a casa loro”, o ancora, facciamo un bel Piano Marshall per l’Africa (qualcuno ha proposto di chiamarlo Piano Merkel). Bel proposito, peccato che sia difettoso fin dalla radice, peccato che tali proponimenti somiglino a quella che un tempo era definita carità pelosa. Sembrano, per come sono immaginati, somigliare tanto al dono di vestiti usati ai senza dimora o alla elargizione di cibo che avanza sugli scaffali dei supermercati, che a pochi giorni o ore dalla scadenza viene donato a quanti non si possono approvvigionare presso gli stessi per mancanza di denaro. E il tutto viene esibito come solidarietà quando meriterebbe ben altra definizione. Mi pare evidente che quanti pensano secondo tale logica non hanno mai condiviso un pasto con gli scartati che affollano le nostre periferie, né mai li abbiano guardati ad altezza degli occhi, pertanto vivono nell’illusione di poter fermare con un dito la falla nella diga. Un po’ come fece il bambino olandese, della leggenda di Hans Brinker, che rimase per una intera notte con il dito ficcato nella fessura di una diga per impedire che il mare allagasse le campagne e il suo villaggio. Non so quanto durerà la nostra di notte, prima che giungano i soccorsi a riparare la fala. Di certo se non si inizierà a porre fine ai tanti conflitti in atto e si persevererà a impoverire le nazioni dalla quali fuggono tanti migranti,  con la compiacenza delle varie élite corrotte al potere in quei paesi, l’ondata migratoria non cesserà e crollerà la diga eretta tra noi e loro, in barba a tutti gli accorgimenti, ingegnosità scaltrezze congegnate nei vari summit da quanti si autodefiniscono i grandi del mondo. La vita non teme confini, barriere, fili spinati e i poveri hanno un solo e unico bisogno: essere ascoltati, poter progettare il proprio futuro. Ogni volta che nella storia non sono stati ascoltati l’esito è stato sempre infausto e i cambiamenti drammatici intervenuti sono serviti a riequilibrare un poco le forze in campo, introducendo maggiori elementi di giustizia nei rapporti tra le persone. Perché non prevenire con politiche economiche e sociali esiti sciagurati per tutti, anziché attardarci a discettare quanto sia grande il buco nella diga e se sia meglio il cemento o lo stucco per tamponarlo?

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