C’è un filo rosso; anzi, nero, che collega fatti apparentemente lontani tra loro, non solo geograficamente, ma anche per la gravità che li connota.
Eppure a ben guardare le differenze non sono di sostanza. Mi riferisco all’atto intimidatorio nei confronti dei profughi ospitati a Roncone in Trentino, con l’incendio della porta di casa, e dall’altra alla denuncia, di tre (pare) cittadini francesi colpevoli di aver “somministrato senza autorizzazione cibo ai migranti”. Questo in ottemperanza a una ordinanza del sindaco di Ventimiglia (del PD) che vieta la distribuzione di alimenti ai migranti. Poco conta che tale ordinanza sia stata emessa con motivazioni di ordine igienico sanitarie. Se si vuole criminalizzare la solidarietà, allora è segno che abbiamo superato ogni limite di civiltà e di buon senso. Se anche le istituzioni, anziché fare ogni sforzo per generare un clima di rispetto e accoglienza, imboccano la strada del divieto e della proibizione, non c’è da meravigliarsi se poi altri, interpretando a modo loro decreti restrittivi, editti e provvedimenti di segno contrario, si sentono autorizzati a compiere atti assolutamente ingiustificati, financo criminali. Tra il legiferare per garantire ordine e sicurezza, tenendo conto dei diritti di tutti, e il farlo avendo di mira, nei fatti, l’esclusione e il rifiuto dell’altro, del diverso, del povero, del bisognoso, corre una grande differenza. I muri, le barriere non sono solo quelli di cemento o di filo spinato. Ben prima di questi vengono quelli che nascono dalla incapacità/volontà di misurarsi con la realtà, innalzando recinti fatti di sentimenti di insofferenza, intolleranza, di odio, contrapposizioni, tutte cose che hanno in comune l’incapacità di comprendere che la nostra vera identità ci è svelata dagli altri. Quando non sappiamo o non volgiamo misurarci con il bisogno, la sofferenza degli altri, qualunque definizione diamo di noi stessi è sempre falsa. Anche oggi, anche in questi nostri tempi vale quanto hanno testimoniato, da sempre, le tante persone che dinanzi alle ingiustizie e alle sopraffazione, sia pure ammantate di legalità, hanno saputo reagire non piegandosi alle imposizioni e, magari pagando di persona, hanno affermato che è possibile, anzi doveroso, agire diversamente. È grazie a persone di tale levatura se oggi possiamo godere di diritti e benefici troppe volte dati come scontati. Non è così. Le società progrediscono e migliorano anche perché ci sono persone che hanno uno sguardo capace di vedere oltre il contingente e sanno indicare orizzonti nuovi di senso. Cose di cui non sono capaci quanti ricorrono all’intimidazione incendiando le porte delle case che accolgono migranti e neppure quanti emettono ordinanze illogiche, senza senso. Costoro hanno lo sguardo volto al passato. Un passato buio e burrascoso.