La vicenda di Dj Fabo, come era da supporre, ha sollevato infiniti e contrastanti pareri ed è facile ritenere che terrà banco ancora per molto tempo, dal momento che tocca temi di grande rilevanza, sui quali penso sia molto difficile (forse impossibile?) trovare accordo unanime.
Innanzitutto sarà bene chiarire che quanto accaduto non ha nulla a che fare con la legge in discussione al parlamento sul fine vita. Che io sappia, al di là delle differenti valutazioni e proposte, quella non contempla il suicidio assistito. Devo dire che riguardo alla vicenda personale di Dj Fabo, alle modalità e ragioni che lo hanno spinto a concludere come sappiamo la sua esistenza, io mi astengo da ogni giudizio. Ho cercato di mettermi, per quanto possibile, nella sua situazione, chiedendomi cosa avrei fatto al suo posto. E la risposta non mi è stata per niente facile. Sospendendo ogni giudizio, mi sono lasciato guidare dalla compassione e, da credente quale cerco di essere, l’ho accompagnato con la preghiera, invocando per lui misericordia. Io credo che Dio sappia vedere nel cuore di ogni persona meglio di quanto sappiamo fare noi e che soprattutto non si lasci guidare nelle sue valutazioni dall’intolleranza e dalla faziosità che ci è propria in un campo come nell’altro. Detto questo, ben sapendo quanto attorno all’argomento dolore, malattia, fine vita siano molte le possibili considerazioni e tutte o quasi tutte abbiano una loro ratio, una loro dignità e diritto di esistere, personalmente, trovandomi in situazioni di grave invalidità e malattia, vorrei tanto poter godere di uno spirito pari a quello di Matteo (ed altri in situazioni simili) che è un inno non ingenuo alla vita. L’invito che Matteo rivolge a noi, così detti normali, è a mutare il nostro sguardo; smettere di vedere i disabili gravi come lui, come persone incapaci di fare, misurandole sul nostro metro, perché esiste un modo di essere diverso per ciascuno, ma ugualmente importante e di pari valore. Certo non è da tutti saper e poter affrontare la disabilità come mostra di saper fare Matteo. Sarebbe fortemente auspicabile che ogni persona che si viene a trovare in gravi difficoltà potesse beneficiare della stessa cura, affetto, sostegno e vicinanza godute da Matteo. Che fosse messa in condizione di vivere al meglio anche la sua malattia. Dopo di ché a nessuno è possibile chiedere o imporre una visione di fede e qui si aprono altri scenari che richiedono confronto pacato e costruttivo, non certo tifo da stadio o soluzioni legislative a colpi di maggioranza.
A questo link, la storia di Matteo: https://www.avvenire.it/attualita/pagine/dj-fabo-non-andare-a-morire