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SE LA PAURA FA NOVANTA
Scritto da Piergiorgio |
Letto 3394 volte | Pubblicato in Il mio blog
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Diciamo subito, in premessa, onde evitare equivoci, che quando ti accade di subire un furto o uno scippo non è per niente piacevole. Neanche subire una qualche forma di violenza.

Mi pare tanto scontato, che non meriterebbe neanche ricordarlo. Aggiungo pure che ho sperimentato personalmente qualcuna di queste evenienze. Ciò detto, il clamore mediatico, i titoloni in prima pagina attorno a fatti di questa natura e le reazioni scomposte che puntualmente fioriscono, mi suscitano sempre insofferenza. Forse sbaglierò nella mia analisi, ma stando a talune trite e ritrite valutazioni, sembra che tutto il mondo stia andando a rotoli. Peggio di così! Si afferma convintamente. O anche: la nostra vita ormai è in mano alla teppaglia. Insomma si respira aria da capolinea. Urge trovare un rimedio. Ed ecco puntualmente diffondersi allarmismi, rispuntare proposte securitarie quali panacea. Per chi subisce un furto , uno scippo o qualunque altro reato è ben evidente che in quel momento possa crollare il mondo addosso e tutto appaia buio e scioccante. Non si può certo chiedere alla vittima di non provare angoscia, paura e sconcerto. Gli altri, in tali frangenti dovrebbero servire a non farla sentire sola ed aiutarla a superare il brutto momento. Temo non sia così. Sospetto, al contrario di quanto avviene quando ci si ammala, ad esempio, che quanti stanno attorno, anziché portare conforto, rigirino il coltello dentro la piaga, facendo apparire quanto accaduto peggio della realtà e, soprattutto, concorrano a instillare, come detto più sopra, l’idea che tutto attorno sia buio pesto. Ben vengano tutte le misure di prevenzione in questo campo. Mi correggo: non tutte, solo quelle concepite dopo attenta valutazione e discernimento e che non si riducano alla sola repressione. L’idea che il male lo si possa curare solo e soprattutto con taglio chirurgico è del tutto infondata. Se così fosse, un regime dittatoriale (che ha sempre idee chiare e drastiche su come agire) farebbe meglio di qualunque altro, al caso nostro. Forse in tanti lo pensano e pur non auspicandolo, tuttavia coltivano l’aspirazione che arrivi l’uomo forte: il castigamatti. Tra richieste di più presenza di forze dell’ordine, di telecamere, di inasprimento di pena per quanti delinquono, di dotazione di strumenti di difesa personale, in troppi dimenticano che forse bisognerebbe chiedersi anche il perché di certi fenomeni. Perché crescono, se crescono (tutto da dimostrare!) in correlazione con l’impoverimento di ampi strati sociali, di esclusione, di messa ai margini e, non per ultimo, anche di un abbassamento del civismo tra le persone. Tema che riguarda tutti. I fronti su cui lavorare, a mio parere, sono quindi molti, non uno solo. Insomma non basta dotarsi di uno spray al peperoncino per vivere meglio e più sicuri. Serve ben altro, ad iniziare dal non sentirsi semplici monade, ma parte di un tutto la cui armonia va costruita giorno per giorno, sapendo che non esiste la città ideale. Neppure un’esistenza senza imprevisti, ancorché spiacevoli.

 

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