Per tutti era semplicemente l’Arturo. Bastava questo a identificarlo, senza altro titolo o aggettivo. Uno dei primi a frequentare il neonato Punto d’Incontro.
In genere arrivava assieme al Tullio (Angeli), anche lui non aveva bisogno di ulteriori specificazioni. I due costituivano una coppia protagonista alle volte di episodi divertenti, che avevano il potere di nutrire di qualche nota di colore le nostre impegnative giornate. Non era un frequentatore assiduo dei nostri servizi, l’Arturo, e quando arrivava da noi, il più delle volte era fuori tempo massimo per poter usufruire del pranzo, ad esempio. Ma lui non demordeva e rivolgendosi a don Dante lo implorava di dargli qualche cosa da mangiare.
-Me basta anca en brodino -, aggiungeva con tutta naturalezza, facendolo arrabbiare.
- Ma che brodo d’Egitto! Te parelo ore da vegnir? - rispondeva Dante, girandosi dall’altra parte per non ridere divertito dinanzi alle sue insistenze. Quando era sobrio, l’Arturo mostrava una saggezza contadina di altri tempi, ed era bello conversare con lui, starlo a sentire. Altre volte poteva mostrarsi anche intrattabile e tuttavia non era possibile non nutrire per lui grande simpatia. Tra le persone che vivevano in strada negli anni trascorsi, l’Arturo era il più conosciuto, il più vezzeggiato. Aveva il dono di farsi apprezzare e voler bene. La vita di strada però non è un fatto romantico, lo aveva fortemente logorato segnandolo profondamente nel fisico. Con molta pazienza e dedizione da parte di chi operava in quel momento al Punto d’Incontro, operatori e operatrici, ce ne prendemmo cura. Non è stato facile per chi se ne è occupato. Ha richiesto tempo e dedizione ma alla fine riuscimmo a convincerlo a farsi ricoverare e poi ad accettare di essere accolto a Nomi presso il ricovero, dove lo andammo a trovare ripetutamente. Era diventato un’altra persona, o forse sarebbe meglio dire che aveva ritrovato se stesso, potendo vivere giorni sereni. L’Arturo se ne andato aggiungendosi alla lunga lista di amici che nel tempo ci hanno lasciato. Di certo oggi sarà di nuovo in compagnia di don Dante, di p. Fabrizio, di Romano, di Ernesto e con tanti altri e altre che lo hanno preceduto. Non avrà bisogno di chiedere un qualche aiuto, potendo lui donarlo a noi, assieme a quel suo sorriso che lo faceva particolare e persuadendoci, se ce ne fosse bisogno, che è davvero dando che riceviamo. È quanto abbiamo sperimentato: lui ce ne è testimone. Buon viaggio, Arturo.