Da ragazzo mi entusiasmavo leggendo biografie di santi, sovente presentati come eroi e interpreti di fatti straordinari.
Divenuto più grande ho compreso che talvolta i loro biografi, meglio sarebbe dire i loro agiografi, con il proposito di dipingerli quali esseri straordinari, tante volte finivano con il tradirli. In seguito ho imparato a conoscerne qualcuno in modo più approfondito, fuori dalla retorica zuccherosa nella quale mi erano stati presentati in passato, riscoprendo la loro profonda umanità, i travagli reali vissuti, le fatiche, i dubbi, le lotte, l’impegno profuso e ho iniziato ad amarli davvero. Da quel momento ho iniziato ad amare la santità dell’ordinario, che è poi la più difficile ma anche la più normale, quella che possiamo vivere tutti. Finché dei santi avevo l’opinione che è ancora quella di molti, come di esseri eccezionali, dotati di qualità fuori della portata di noi comuni mortali, più che essere stimolato a imitarne le virtù ero indotto a ritenerli inaccessibili, inarrivabili. Invece ho scoperto, con gioia, di averne conosciuto tanti di santi nel corso della mia vita e di conoscerne altri ancora viventi. Spesso si tratta di persone semplici, umili e che non perverranno mai alla gloria del Bernini, ma che importa? Se santi fossero solo quelli ufficialmente aureolati, il paradiso sarebbe una sorta di deserto, difficilmente desiderabile, per certi aspetti. E allora, facendo oggi la loro memoria, con riconoscenza il mio pensiero corre anche alle tante persone conosciute in vita che, con il loro esempio, mi hanno testimoniato la loro fede nel Padre, offrendomi un tratto del suo volto, secondo la specificità e la singolarità di ciascuna. Di questo ringrazio e rendo lode al Signore.