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08 ago 2015
ABROGHIAMO IL PERMESSO DI SOGGIORNO
Scritto da Piergiorgio |
Letto 3754 volte | Pubblicato in Il mio blog
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La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani stabilisce, all’art. 13, la libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato, così come il diritto, per ogni persona, di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese.

La realtà s’incarica di dipingere un quadro assai diverso, ponendo, di fatto, moltissime restrizioni. In Italia, ad esempio, ma anche nel resto d’Europa, un cittadino non europeo, per potervi soggiornare deve richiedere apposito permesso, cosa che gli è possibile solo a determinate condizioni e per una durata di tempo variabile, con possibilità di rinnovo. Il permesso di soggiorno può avere anche una durata illimitata, qualora l’interessato stabilisca il suo domicilio in Italia, ad esempio, a condizione che dimostri una fonte di reddito costante e sufficiente per poter vivere confortevolmente nel nostro Paese o possegga rilevanti proprietà immobiliari. Ergo: con i soldi si può ottenere tutto. Perché non lo hanno scritto nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani? Per poter dare effettiva attuazione al diritto alla mobilità delle persone, così come solennemente sancita, si dovrebbe avere il coraggio di abolire il permesso di soggiorno. Utopia? Può essere. Personalmente non vedo altra strada per rimuovere gli ostacoli (oltre tutto costosi, inutili e persecutori) che si frappongono alla mobilità delle persone nel mondo. Purtroppo, come ha ben evidenziato Zygmunt Bauman, nel suo libro Homo consumens, le nostre società che si reggono sul consumo senza limiti, hanno bisogno di produrre abbondante materiale di scarto: ossia di tutti coloro che non potranno mai entrare a far parte del gioco. Da una parte, osserva il sociologo e filosofo polacco, “L’invito al consumo, per essere efficace, deve viaggiare in tutte le direzioni e rivolgersi indiscriminatamente a tutti coloro che sono in ascolto. Il problema – continua – è che non tutti coloro che ascoltano sono in grado di raccogliere l’invito”. E l’invito, sotto forme diverse, magari solo come ipotesi di vita meno grama, come opportunità, come alternativa a situazioni di povertà, miseria, violenza e persecuzione, arriva fino in capo al mondo in questa società globalizzata. Stupirsi sarebbe da sciocchi. Pensare di poter contenere i flussi migratori senza un cambio di direzione nel segno di una maggior giustizia sociale internazionale è come voler contenere la falla di una diga con un dito. Le grida, i proclami, gli schiamazzi non faranno invertire la tendenza in atto. Neppure i muri, le barriere, il filo spinato, i poliziotti in assetto di guerra, con buona pace di tutti gli xenofobi italici ed europei.

 

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