Chi non desidera vivere in sicurezza, “sine cura”, senza preoccupazione, avrebbero detto i latini? E quando questo bene prezioso è messo in discussione, è inevitabile che susciti allarme e preoccupazione.
Chi poi è personalmente toccato da episodi di criminalità e vive sulla propria pelle esperienze traumatizzanti, ha tutto il diritto di protestare invocando misure adeguate di protezione. Tuttavia se le vittime di atti criminosi o vandalici hanno diritto alla solidarietà, vicinanza e comprensione, oltre che alla riparazione del torto subìto, sarebbe oltre modo ingiustificato, da parte di quanti hanno delle responsabilità politiche in questo campo cavalcare il comprensibile sconcerto per fini di bottega. Così come è inaccettabile non operare le dovute distinzioni e il saper leggere con mente fredda gli accadimenti per spiegarli nella loro reale portata. Sappiamo bene che la sicurezza totale, che si avrebbe solo in assenza completa di pericoli, in senso assoluto non è traducibile nella vita reale. La prevenzione ha indubbiamente un ruolo importante. Immaginare però che prevenzione significhi solamente e principalmente più telecamere, più poliziotti per strada, più carcere, pene più severe, significherebbe imboccare una strada senza vie di uscita che produrrebbe soltanto ancor maggior paura, più allarme e disgregazione sociale. Se la cura consistesse solamente o principalmente nel ripulire le strade e la città dalla presenza di quanti vivono ai margini senza chiedersi chi sono e perché vivano quella situazione e soprattutto senza intervenire sulle cause che la producono tramite interventi sociali inclusivi, si otterrebbe solamente di spostare il problema. Assistiamo a un incattivirsi dei comportamenti e delle relazioni tra le persone, complice la crisi economica che pare non dare tregua Allora credo che sia su tutt’altro versante che dovremmo focalizzare la nostra attenzione e questo è compito di tutti. In questi giorni ho sentito e letto commenti provocati dalla rapina avvenuta in una gioielleria del centro, nei quali si tornano a ripetere concetti già noti: ci sono troppi zingari in giro, troppi accattoni, troppe persone che suscitano con la loro sola presenza timore e preoccupazione. Indirettamente si fa risalire a loro anche l’episodio in questione Se poi ti prendi la briga di approfondire il fatto specifico, leggi che i responsabili della rapina sono dei giovani lituani, incensurati, presenti sul territorio solo da un paio di giorni, facenti parte di una banda criminale organizzata. Allora ti chiedi cosa c’entrino con altri che, certo, possono non piacere e anche indurre qualche legittima preoccupazione, ma che sono di tutt’altro pianeta. Credo che imparare a distinguere, discernere, differenziare, non solo quanto avviene ma anche le risposte da dare, sia in fondo semplicemente principio di saggezza.