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11 ott 2014
SIAMO A UNA SVOLTA?
Scritto da Piergiorgio |
Letto 7036 volte | Pubblicato in Il mio blog
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Quale possa essere l’esito finale del Sinodo in corso è difficile da dire. Saranno introdotte le novità auspicate da una parte di fedeli e opinione pubblica, oppure saranno ribadite le “certezze” di sempre, mitigate da un linguaggio meno ultimativo?

Una cosa mi appare certa: finalmente si parla, in un consesso come quello di un sinodo straordinario, di tematiche sulle quali in passato si è preferito sorvolare o limitarsi a ripetere chiusure e condanne già risapute. E lo si fa, così quantomeno pare, secondo le modalità indicate da papa Francesco: con verità e umiltà. Il fatto che si sia deciso di parlare dei problemi più spinosi che riguardano la famiglia, avendo il coraggio di guardare alle famiglie reali e non solo, o non tanto, a quelle ideale o vagheggiata dentro il chiuso di dibattiti filosofici, etici morali, dovrebbe essere un buon viatico perché la Chiesa sia in grado di parlare agli uomini e alle donne di oggi. Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio, afferma la Lettera agli Ebrei, ma perché possa essere viva, la Parola di Dio deve essere libera; se la incateniamo dentro ragionamenti e consuetudini umane, perde la sua efficacia è non è più in grado di parlare nell’oggi. È quanto avevano fatto scribi, sacerdoti e farisei, rendendo praticamente impossibile osservarla a un gran numero di persone che nei fatti erano poste al margine, trattate da impure e incapaci di avvicinarsi a Dio. Gesù smascherò la loro ipocrisia affermando che Dio non era da meritare, ma da accogliere perché Dio non nega il suo amore a nessuno. Lo fece praticando proprio quanti dai dirigenti religiosi del suo tempo erano considerati peccatori, miscredenti, gentaglia; mangiando con loro e accogliendoli senza frapporre alcun ostacolo. La sua condotta, agli occhi dei benpensanti dell’epoca, apparve scandalosa al punto che lo vollero morto. Ci sono tantissimi brani evangelici che a noi, ormai abituati a sentirli proclamare da tanto tempo, non suscitano neanche più meraviglia, almeno fin tanto che… qualcuno non ce li sappia attualizzare oppure contestualizzare, inserendo gli episodi narrati dentro quelle che erano ritenute le verità indiscusse del tempo. Non è mai facile né agevole per nessuno mettersi in ascolto della voce dello Spirito, perché sovverte sempre le nostre certezze. Lo Spirito non è un tranquillante che ci spiana le difficoltà o che ci spinge a ripetere quanto si è sempre fatto. Lo spirito è vita e la vita chiede di essere accolta; il che significa fare spazio dentro di noi a qualche cosa di dinamico, non già di statico e conosciuto. I contrasti, inevitabili, che si sono palesati anche in questa assise, tra i così detti innovatori e conservatori, rivelano le stesse dinamiche che troviamo così ben delineate nella parabola del Padre misericordioso (del Figliol prodigo). Quanti si attardano nella difesa dell’esistente e non sanno gioire della gioia del padre per il ritorno del figlio minore, dimostrano una mentalità da servi, anziché da figli, quali tutti siamo chiamati ad essere. Ma anche quanti insistono nel giudicarsi o sentirsi colpevoli per i propri fallimenti, lasciandosi perseguitare dai sensi di colpa, mostrano di non comprendere appieno la logica del Padre che sempre accoglie e ama senza stare a domandare impossibili, previ pentimenti, piuttosto accordando il perdono, che nella misericordia esprime il suo giudizio, rendendoci nuovamente capaci di fare il bene, anche dopo che abbiamo deviato dal nostro percorso. “Gesù annuncia un Dio vuoto di dogmatismi, vuoto di controllo e di potere: è un Dio essenzialmente misericordioso. Non ha bisogno di comandare, controllare o possedere. Gli basta la misericordia. È un Dio che è vicino a ciò che è limitato, difettoso fragile”. (Battista Borsato, L’etica della imperfezione). Saprà la Chiesa del prossimo futuro somigliare sempre di più a Gesù, il suo fondatore?

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