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23 ott 2014
DAGLI ALL’UNTORE!
Scritto da Piergiorgio |
Letto 10626 volte | Pubblicato in Il mio blog
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Leggendo articoli di cronaca locale, e commenti da parte di lettori, o anche ascoltano taluni dibattiti televisivi nei vari talk show, ormai trasformati quasi irrimediabilmente in pollai, pare di ritrovarsi dinanzi alla scena così magistralmente tratteggiata dal Manzoni

nei Promessi Sposi, quando narra di Renzo scambiato per un untore: «Allo strillar della vecchia, accorreva gente di qua e di là; non la folla che, in un caso simile, sarebbe stata, tre mesi prima; ma più che abbastanza per poter fare d’un uomo solo quel che volessero. Nello stesso tempo, s’aprì di nuovo la finestra, e quella medesima sgarbata di prima ci s’affacciò questa volta, e gridava anche lei: - pigliatelo, pigliatelo; che dev’essere uno di que’ birboni che vanno in giro a unger le porte de’ galantuomini.» Oggi non è la pesta a incutere timore a sollecitare paure, ma quanti nell’immaginario collettivo – in questo, e non è da oggi, - ben nutrito da quanti hanno interesse a cavalcare il malcontento, che pure esiste e ampio nel nostro Paese, rappresentano il diverso, la persona ritenuta fuori dalle righe, per la sua condizione sociale, per il colore della pelle, per la religione praticata. Hanno facile gioco quanti speculano sull’insicurezza causata dalla crisi economica, dalla mancanza di prospettive a breve, a indicare quale capro espiatorio tutti quelli che per una ragione o per l’altra appaiono, e talvolta sono, considerati delinquenti, pertanto persone da punire in modo esemplare. Naturalmente è molto più facile prendersela con quanti, anche nella cronaca spicciola di ogni giorno rappresentano un fattore d’insicurezza, piuttosto che con coloro che sulla crisi e nella crisi speculano senza ritegno e sono causa di mali ben peggiori e più preoccupanti. Anche perché, non sarà inutile ridirselo, questi ultimi ben raramente salgono all’onore della cronaca e quando accade, generalmente hanno uno stuolo di avvocati schierati a loro difesa, così che raramente incorrono in qualche sanzione. Ci basti soltanto un dato a confermare l’assunto. In Italia, i detenuti per violazione della legge sulle droghe sono oltre un terzo del totale, a fronte del 15% della media europea. In Germania vi sono ottomila detenuti per violazione della legge sulle droghe e ottomila per reati di carattere finanziario e fiscale; in Italia quasi venticinquemila per droga e 156 per reati finanziari e fiscali. Il piccolo spacciatore sotto casa, il ladro, quello che sporca la via della nostra città, il clochard, il matto – anche soltanto a vederli, vuoi mettere! – fanno molta più paura del signore in giacca e cravatta con l’automobile di lusso, che parla ben forbito e magari, - udite, udite! - fa anche l’elemosina di tanto in tanto. Con questo non si vuole assolutamente sottacere le situazioni di degrado che esistono un po’ ovunque, ma come diceva quel mio amico, anni fa, se non vuoi vedere gente nullafacente per strada che ozia da mane a sera, vivendo di espedienti, diamo loro una casa e un lavoro. Ecco, appunto. Si tratta di capire quali si vogliono siano le priorità di un’ipotetica agenda politica vera, seria, rivolta a creare benessere non solo per pochi ma per la totalità della popolazione, a iniziare da quanti fanno più fatica a vivere, sono esclusi da qualsiasi beneficio perché ritenuti esuberi, non solo per il lavoro ma per la vita stessa. Dei quali non importa niente a nessuno. Si obietterà che obiettivi simili hanno costi elevati. Ma forse che la disgregazione sociale, la povertà indotta da scelte politiche sbagliate, l’esclusione e l’emarginazione sociale, la disoccupazione, la precarietà lavorativa, la mancanza di prospettive alle quali sono soggetti migliaia di giovani, e via elencando, non abbiano costi altrettanto elevati? Se continuiamo sulla strada imboccata con le politiche di rigore imposte da una classe dirigente miope e senza visione, non ci sarà da meravigliarsi se assisteremo sempre più a una guerra tra poveri pronti a sbranarsi per l’unico osso a disposizione. E a soccombere sarà prima di tutto quel che è rimasto della nostra democrazia, e a seguire la possibilità di vivere in modo dignitoso e umano per tutti.

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