La prima visita fuori Roma di papa Francesco, che ha invitato ripetutamente a ripartire dalle periferie, non poteva che indirizzarsi a un luogo simbolo delle stesse. Quindi non c’è da stupirsi che abbia scelto di recarsi a Lampedusa. È una scelta del tutto coerente con il suo insegnamento e con la visione di Chiesa che fino ad ora a manifestato.
Anche la forma con la quale intende realizzare tale visita, senza codazzo al seguito, è nel segno di quella povertà di mezzi che si è prefisso e che nasce dalla convinzione che i gesti possono tante volte molto più delle parole. In questo mostra di aver ben compreso l’insegnamento che gli viene da quell’altro Francesco al quale si è voluto ispirare nella scelta del nome. Per una volta finalmente Lampedusa sarà sotto i riflettori non come barriera innalzata tra noi e quanti approdano sulle nostre coste, come l’hanno voluta raffigurare quanti in passato, e fino ai nostri giorni, hanno scelto di presentare il fenomeno immigratorio come un assalto di barbari nei nostri confronti, ma piuttosto, come già la gente dell’isola ha ampiamente dimostrato nel corso di questi vent’anni e più di tragedie, come possibile luogo d’incontro, di soccorso, di accoglienza e di compassione nei confronti dei tanti disprezzati del mondo che chiedono niente più che poter vivere una vita degna di questo nome. E che sia la massima autorità religiosa cattolica a porre un gesto di compassione, di prossimità, nei confronti di questi nostri fratelli, dovrebbe finalmente fare giustizia, speriamo, di tutto quell’armamentario di paure, xenofobia, razzismo, caccia alle streghe che ha nutrito a lungo l’approccio al tema così complesso ed epocale dell’immigrazione nel nostro Paese e in Europa, tacciando di buonismo quanti non hanno smesso di proporne uno diverso, impegnandosi in prima persona nell’accoglienza degli immigrati, convinti che essere poveri non possa né debba essere considerato un reato. Speriamo che la visita di papa Francesco a Lampedusa, oltre che omaggio alle migliaia di vittime che nella attraversata di quel braccio di mare sono andate ad ingrossare il cimitero celato sott’acqua, manifestare vicinanza alla popolazione di Lampedusa, solidarietà ai sopravvissuti, riesca a scuotere le coscienze di tutti; in primis dei politici di casa nostra, e spingerli ad abrogare la legge Bossi Fini, chiudere i CIE ed avviare modalità nuove, più umane, garanti dei diritti delle persone, nel legiferare in materia.